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    PENSIONI CHE FARE

    Riceviamo e pubblichiamo

    Ad oggi non c’è stato un governo che non abbia combinato disastri su un settore così importante per la tenuta economica della terza età. Gli attuali indicatori ci dicono che da oggi al 2050 le pensioni saranno in maggioranza sotto la soglia di povertà, che già oggi una buona parte di famiglie vive con pensioni da fame.

    Io penso che già da oggi dovremmo cominciare a pensare in modo diverso per non aggravare ancora di più i disagi che alcune famiglie italiane vivono ed in modo particolare nelle regioni meridionali.

    Dovremmo, oggi, avere il coraggio di superare il paradigma della pensione in base ai contributi versati e spostare tale funzione sulla fiscalità generale, assicurando da qui al 2050, ad ogni cittadino che abbia superato la media dei 65 anni, dal Presidente della Repubblica all’ultimo cittadino, una dignitosa pensione di cittadinanza pagata con le tasse che ogni cittadino versa in termini generali.

    Ad oggi mi sentirei di proporre un trattamento che si aggiri sui 1.500,00 euro lordi mensili. Se si prende in considerazione tale proposta, già da oggi si può sperimentare un travaso minimo annuale fino al 2050 tra i trattamenti pensionistici più alti verso i più bassi.

    Questa cosa può sembrare strana, invece è una misura di equità che fa giustizia nei confronti di chi versa di più e chi versa di meno, facendo capire che le tasse vanno pagate a seconda della possibilità di ognuno per tutti i servizi universali che lo Stato deve fornire, come sanità, istruzione, ambiente, sicurezza.

    Includendo il trattamento universale per la terza età e per chi poi aspira a una pensione più alta di ricorrere ad un fondo pensionistico privato.

    Auspico queste cose in quanto oggi nella selva pensionistica assistiamo a tante ingiustizie; una su tutte: chi non arriva ai 20 anni di contributi e il coniuge prende una pensione sui mille euro (in alcuni casi anche di meno), non ha l’accesso alla pensione minima e non gli viene nemmeno riconosciuto ciò che gli spetta in base a quello che ha versato, cosa che invece succede in altri Stati, dove ai lavoratori italiani che hanno versato contributi, vengono erogate le spettanze per gli anni di contribuzione in quel paese.

    Alfonso Raiola

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