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    Diario del direttore artistico-9

    Nono appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    08/02/2014

    Ho sentito al telefono Marco dell’Acqua, il regista della compagnia Teatri di Popolo, in cartellone per il 2 marzo, con una rilettura di Amleto. Ho scoperto questo gruppo teatrale grazie a Maria Sole Limodio, che dello spettacolo è l’aiuto regista. Chiacchierando con Marco, ho avuto modo di entrare meglio nelle idee sceniche che Teatri di Popolo ha messo alla base della sua interpretazione della tragedia di Shakespeare.

    Vi dico subito che la compagnia si è formata nel 1999. All’epoca, però, il nome era un altro: Signori Volksbühne (che in tedesco è proprio Teatro di Popolo). Tuttavia, le finalità e il progetto culturale erano gli stessi: produrre spettacoli e condurre laboratori per ragazzi e adulti in scuole e università.

    Oltre alla (ovvia) presenza degli attori, Teatri di Popolo annovera al suo interno anche altre figure professionali: chi si occupa della parte grafica, chi della fotografia, chi di architettura e dell’illuminotecnica. Perciò, gli spettacoli nascono da una particolare scrittura collettiva, intesa come composizione responsabile di segni ascoltati e tradotti in gesti, movimenti, parole, sulla scena e per un pubblico.

    Pubblico che è elemento imprescindibile per il gruppo. Anzi, il pubblico è considerato l’ispiratore e il protagonista dei processi creativi e dell’azione scenica che gli si offre. Perciò, vi è un grande senso di responsabilità nell’attività, anzi nel mestiere, dell’attore, che è un artigiano in perenne ricerca estetica.

    La ricerca e il lavoro su Amleto cominciano esattamente da dove devono cominciare, ovvero da Shakespeare: non una parola della tragedia originaria è stata alterata. Certo, i cinque atti sono stati condensati in un unico atto e i tanti personaggi vengono di volta in volta incarnati nei due attori in scena, Antonetta Capriglione e Antonino Masilotti. Sono loro ad incarnare, su una scena scarna ed essenziale (come probabilmente doveva essere all’epoca in cui la tragedia venne portata originariamente in scena) i conflitti, le tensioni emotive poste al fondo della tragedia. E sono loro il veicolo attraverso il quale la storia di Amleto viene portata agli spettatori, che diventano gli interlocutori del principe, e i custodi dei segreti della sua storia intima.

    Direi che Marco e gli altri ragazzi di Teatri di Popolo, abbiano voluto cercare di raccontare la storia di Amleto nella sua intricata complessità emotiva, cercando di coinvolgere il pubblico, cercando di creare un filo rosso che unisse le emozioni degli interpreti a quelle dei personaggi e a quelle del pubblico.

    Insomma, saremo di fronte ad un lavoro di grande fascino, non solo per la storia – che bene o male conoscono tutti – ma soprattutto per l’impianto scenico e per il coinvolgimento emotivo che il pubblico potrà percepire.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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