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    ANGRI. IL LUCCICHIO DELLE MONETE DEI PARCHEGGI ILLUMINA VIA DESIDERIO E LA GIUNTA LA CONFONDE CON IL RETTIFILO.

    Di Eugenio Macchia – 

    Riceviamo e pubblichiamo

    Solo un cretino può immaginare di invertire il senso di marcia di via Desiderio. Un cretino che ha studiato, non uno qualsiasi. Uno che sa dove si trova via Desiderio. Uno dei pochi, visto che anche quelli che vi abitano sono convinti di trovarsi in piazza don Enrico Smaldone; non perché sono fuori di testa: lo hanno letto, sotto il numero civico affisso alla porta di casa e sulle carte d’identità. Via Desiderio: poco meno di una traversa, parallela a corso Vittorio Emanuele.

    Chi non conosce almeno un cretino? Quando gli si vuole bene li si
    eleva a “sconsiderati”. Cambia solo la parola non la sostanza: il netturbino non diventa un attivista dello sviluppo sostenibile solo perché lo si chiama “operatore ecologico”. Così accade ai cretini e a coloro cui sono cari. Quindi, ricapitolando, cioè capitolando di nuovo alle buone maniere: solo uno sconsiderato può immaginare di invertire il senso di marcia di via Desiderio, coinvolgendo assessori e vigili.

    Ad Angri gli sconsiderati non mancano. Spesso dialogano tra loro, dandosi ragione e sostenendosi l’un l’altro. Così può accadere che un’idea balzana ispiri una delibera di giunta comunale, con grave pregiudizio per la pubblica incolumità. Detta così non rende l’idea. Riproviamoci: con l’inversione ci potrebbe scappare il morto. Al comando di polizia locale lo sanno bene. È uno di quegli uffici dove gli sconsiderati non sono ammessi: li lasciano fuori, guadagnandone in salute.

    Il 13 luglio, alcuni assessori hanno disposto l’inversione: Antonio MainardiCiro Calabrese, le D’Aniello e Bonaventura Manzo. Al netto del fatto che leggendo i nomi uno pensa «questi chi sono?», si impongono due domande. Hanno capito e letto la proposta? Sono mai stati in via Desiderio?  La delibera attribuisce l’iniziativa a una indicazione della Tenente Colonnello Galasso. Ma non è credibile. A meno che la comandante, visto il caldo, non intendesse menar il can per l’aia.

    Le auto e le moto che provengono da via Ardinghi, per andare verso la ferrovia, devono svoltare a destra e passare davanti al Bar Lion’s, correndo il rischio sia di andare a sbattere contro le auto e le moto che escono dal rione Ingegno, sia di metter sotto i ragazzini che, all’uscita dalla scuola, si riversano, come pecore scappate dal recinto, sul piccolo incrocio all’altezza dell’ingresso della Pizzeria da Carminuccio. Più che una decisione scellerata è una roulette russa.

    La verità è che i quindici stalli di sosta a pagamento su corso Vittorio Emanuele fanno comodo. E pure cassa. Facile ritenere che possano valere anche una vita. Se così non fosse, sarebbe stato sufficiente il divieto di sosta lungo tutta la piazza. La comandante ci aveva pensato. Il segnale, posizionato nel settembre 2022, fu immediatamente coperto. Evidentemente non era gradito a chi semina strisce blu per raccogliere euro, senza preoccuparsi del sangue versato sull’asfalto.

    La conclusione è meno maliziosa di quanto possa apparire: il totem
    per i ticket dei quindici stalli è stato collocato anni fa; visto che la sosta non fu autorizzata, avrebbero dovuto rimuoverlo. A meno che qualcuno non si sia impegnato a ripristinare le strisce e l’incasso. Giocando con la vita del prossimo. Dopo aver scoperto via Desiderio e ritenendola il Rettifilo. Se poi aggiungiamo che non è chiaro se sia privata o pubblica, si passa dalle implicazioni alle imprecazioni.

    Chi ha scelto l’inversione non conosce gli abitanti di piazza Smaldone. Non sarebbe esatto definirli avventori. È gente proveniente dal rione Ardinghi e dintorni, che considera quello spazio come una ulteriore stanza della propria casa, trascorrendovi l’esistenza. Alcuni hanno appreso solo in età adulta che non potevano intestarla ai figli. Ci si trova di tutto: dalle straniere in burka agli indigeni a torso nudo. E via Desiderio ne è una parte: come il corridoio per la casa.

    Se il luccichio delle monete non avesse oscurato la vista, la soluzione
    sarebbe stata trovata con meno imbarazzo per tutti. Dai cretini agli sconsiderati. E pure per gli assessori. Senza costringere la comandante Galasso a camminare sui carboni ardenti come Giucas CasellaIl problema è dato da trenta centimetri che mancano alla carreggiata di corso Vittorio Emanuele. Senza di essi non si possono autorizzare doppio senso di marcia e sosta. Si deve scegliere o l’uno o l’altra.

    Visto che, prima o poi, il marciapiede sarà rimodulato, per l’intervento previsto nelle ex cotoniere, perché non anticiparne la riduzione di pochi centimetri, magari ricollocando anche i cartelloni pubblicitari? Non sarebbe peggio dell’inversione su via Desiderio. E salvaguarderebbe gli stalli. Pure per la gioia dei commercianti. Se proprio la si volesse fare da signori, nonostante manchi la vocazione, si potrebbe prevedere la sosta a tempo. Giusto per allontanare i sospetti.

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