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    Un’esperienza significativa e “rivoluzionaria” che anticipò i corsi statali per lavoratori e disoccupati , denominati “150 h”

    Intervista al professore Lino Picca sul Corso popolare per la Licenza Media che 40 anni fa coinvolse oltre 200 persone tra operai, disoccupati, casalinghe e alcune decine di docenti e studenti universitari.

    In occasione dell’inaugurazione della nuova sede dello SPI-CGIL di Angri, il 13 settembre scorso, Lino Picca, Segretario Provinciale SPI-CGIL, ha collegato questo evento alla memoria del “CORSO POPOLARE PER LA LICENZA MEDIA DEI LAVORATORI” realizzato, 40 anni fa ad Angri, nell’anno scolastico 1973-74.
    Lo SPI-CGIL della provincia di Salerno sta portando avanti, da tre anni, il Progetto “MEMORIA e FUTURO” che ha lo scopo di favorire un dialogo e una collaborazione tra la nostra generazione e le nuove, con la convinzione che la Memoria non è un rifugio nostalgico in un passato che non c’è più, ma è l’impegno ad attualizzare nel presente i valori fondanti del nostro vivere insieme per costruire un futuro migliore.
    E l’esperienza più significativa e interessante, fatta dalla nostra generazione con la Camera del Lavoro di Angri, è stata proprio il CORSO POPOLARE PER LA LICENZA MEDIA di 40 anni fa. Ricordarlo vuol dire, per noi, attualizzare le ragioni profonde che ci spinsero, allora, a fare quella meravigliosa avventura tentando di affrontare con quello stesso spirito, insieme ai giovani, i problemi drammatici di oggi.

    Come nacque quell’esperienza? Chi la ideò e la programmò?
    Nacque nel contesto della battaglia dei metalmeccanici per le 150 ore di studio per i lavoratori. Il sottoscritto, impegnato allora nel Sindacato Scuola CGIL, insieme ad un gruppo di giovani (Antonio Lombardi, Gigino D’Antuono, Antonio D’Andretta, Gigetto Orlando, Alfonso Russo, Nicola Padovano, Vincenzo Precenzano, Carmine Trignano, Rosa Orlando, Giovanna D’Andretta, Alberto Silvestri e altri che ora non ricordo) facemmo un’inchiesta tra i lavoratori, i precari, i disoccupati di Angri e ci rendemmo conto che più dell’80% non aveva la licenza media e che questo costituiva un grosso ostacolo per trovare lavoro. Decidemmo allora di lanciare l’idea di un Corso popolare per la licenza media. Con il vecchio e glorioso CICLOSTILE a mano, stampammo un volantino che distribuimmo dinanzi alle fabbriche e in piazza, invitando ad iscriversi presso la Camera del Lavoro, che stava allora in Via Incoronati. Era il mese di settembre 1973.
    Quale fu la risposta?
    Straordinaria e al di là di ogni nostra aspettativa. Nel giro di un mese vennero ad iscriversi più di 250 persone: lavoratori delle MCM, delle fabbriche conserviere, dei piccoli opifici sparsi sul territorio, ma anche moltissime casalinghe, molti precari e disoccupati.
    E come faceste fronte ad una richiesta così enorme?
    È vero. Ci trovammo in difficoltà. Dovemmo affrontare tre questioni cruciali: i locali per le lezioni; i docenti; il programma e la didattica.
    Come risolveste questi problemi, certo, di non poco conto, visto il numero così elevato di adesioni.
    Mettemmo in atto due operazioni: una forte azione di contrattazione sociale sul territorio; e un coinvolgimento dell’intera città nell’ardua impresa. Furono due mesi di passione: ottobre e novembre ’73. Per la questione dei locali aprimmo una vertenza col Comune e col Provveditorato agli Studi per poter utilizzare, nelle ore serali, i locali della Scuola Media “Galvani”, allocata allora in Via Semetelle. Fu una vera e propria vertenza sociale con la mobilitazione degli iscritti e delle famiglie. Ci fu una trattativa intensa che si concluse con l’autorizzazione a usare i locali della Galvani. Per quanto concerne i docenti, rivolgemmo un appello a insegnanti e a studenti delle Superiori e dell’Università: ci fu una risposta generosa. Costituimmo un gruppo “docente” di più di 30 persone.
    Quando cominciò il corso, e come affrontaste e risolveste i problemi legati ai contenuti programmatici e alla metodologia, forse anche più difficili, vista l’età e l’eterogeneità dei partecipanti?
    Dopo i due mesi di passione, il Corso ebbe inizio ai primi di Dicembre 1973. Programmi e metodologia furono il frutto di una sintesi tra l’esperienza della “Scuola di Barbiana” di don Lorenzo Milani e la metodologia proposta da Paulo Freire nella “Pedagogia degli oppressi”.. Cercammo d’incrociare è ritengo con una certa originalità e l’articolazione delle diverse discipline (Italiano, Matematica, Storia, Geografia, Lingua Straniera ecc.) con il vissuto dei partecipanti, partendo dalla convinzione che l’esperienza, le conoscenze, le competenze acquisite dai lavoratori nel corso della loro vita personale e professionale costituissero un materiale prezioso ed un punto di partenza ineludibile per un processo di “coscientizzazione”, come diceva Freire e di sistemazione cognitiva sul piano delle diverse discipline, come sostenevano don Milani e i pedagogisti della Scuola attiva. In questo lavoro di organizzazione programmatica e metodologico-didattica, un contributo decisivo e preziosissimo fu dato da due straordinari colleghi che si unirono a noi con entusiasmo : i proff. Franco Farina e Rosaria Bortolone.
    Ma tutto ciò come veniva concretamente tradotto nella quotidiana attività didattica?
    Col gruppo “docente”- costituito, come dicevo, sia da insegnanti professionisti che da studenti ci s’incontrava settimanalmente per programmare l’attività ed elaborare i materiali e le schede didattiche servendoci, sempre, del glorioso CICLOSTILE a mano. Spesso ci si serviva, anche dei giornali quotidiani, soprattutto per affrontare temi che riguardavano la Storia e la Geografia.
    Oltre l’attività didattica,quale fu il rapporto del “CORSO” con la città di Angri e con gli eventi socio-politici del tempo?
    Fu un rapporto vivo, vitale ed intenso. Uno dei risultati più positivi del “CORSO”, dovuto ai contenuti e al metodo adottato, fu una presa di coscienza sempre più chiara,da parte degli iscritti, dei propri diritti e della necessità di partecipare da protagonisti alla vita della propria città e della propria nazione. Il “CORSO”, con la forza dei suoi 250 partecipanti, intervenne spesso, con la propria presenza e la propria mobilitazione, sui problemi di Angri ( MCM, fabbriche conserviere, Servizi erogati dal Comune ecc.) e sui problemi che si agitavano in Italia. Ricordo,per tutte, la mobilitazione eccezionale dopo la strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974. Questa sua reattività sociale e la partecipazione a vari momenti di mobilitazione contribuirono a far conoscere l’esperienza e la realtà del “CORSO” di Angri in tutta Italia. Uno degli allievi del “CORSO”, Tonino D’Antonio, divenne un po’ il portavoce della nostra esperienza nelle varie uscite pubbliche .
    Ci furono, allora, rapporti con altre esperienze analoghe in Italia?
    Ce ne furono molti e significativi. Fummo invitati a diverse iniziative, messe in atto in quel periodo, per un confronto sull’esperienza delle 150 ore che erano partite in varie province italiane ma non ancora a Salerno. Il nostro “CORSO”, di fatto, fece da apripista per le 150 ore nella nostra provincia che si avviarono, formalmente,nell’a.s.1974-75. Questa notorietà conquistata dal “CORSO POPOLARE” di Angri portò la Facoltà di Pedagogia dell’Università Statale di Milano a dare una Tesi di Laurea sulla nostra esperienza. Infatti, l’anno successivo 1974-75, uno studente siciliano, Totuccio Miroddi, che aveva avuto questa Tesi, fu ospite mio, ad Angri, per una settimana, per raccogliere materiale ed informazioni sugli aspetti socio-economici e metodologico-didattici della nostra esperienza al fine di elaborare la sua Tesi di Laurea.
    Una volta portato a termine il “CORSO”, come si concluse per l’Esame finale e il conferimento della Licenza Media, visto che il “CORSO”, tutto sommato, era un’iniziativa privata?
    Domanda importantissima questa, perché dopo tanto lavoro ed impegno si rischiava di fare un buco nell’acqua. Il nostro obiettivo, dal mese di marzo ‘74 in poi, fu quello di aprire una contrattazione serrata con il Provveditorato agli Studi di Salerno e con il Ministero della Pubblica Istruzione a Roma per ottenere il riconoscimento formale del CORSO e l’autorizzazione a fare gli esami in sede con i docenti professionisti del CORSO stesso. Si mobilitarono, a questo fine, il Sindacato Scuola CGIL e la CGIL stessa e trovammo, in verità, un interlocutore disponibile nel giovane vice-provveditore Pasquale Capo che ci diede un aiuto decisivo. Ottenemmo il riconoscimento del CORSO e l’autorizzazione a svolgere gli esami in Sede con i docenti stessi del Corso. I 250 lavoratori ottennero tutti la Licenza Media. Molti di loro, grazie alla Licenza, riuscirono ad inserirsi, in modo stabile, nel mondo del lavoro.
    Avendo iniziato questa intervista col tema “MEMORIA e FUTURO”, un’ultima domanda al riguardo, per concludere: ha in mente qualche idea per “attualizzare oggi” le ragioni e i valori alla base di quella impresa di allora?
    Ti ringrazio per questa domanda. Attraverso ANGRI ’80, lancio un appello a tutti i protagonisti di quell’esperienza, lavoratori e docenti, per un incontro agli inizi di dicembre, per celebrare i 40 anni del CORSO, discutendo, con i nostri figli e i giovani, dei problemi della scuola e dell’occupazione oggi.
    Raffaella D’Antuono

    (dal numero di Ottobre 2013)

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