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    Umberto Cosmo Orlando

    Ho accolto con vivo interesse l’invito del dott. D’Antuono ad “indagare” sui fatti della vita militare di Umberto Cosmo Orlando, deceduto durante l’ultimo conflitto mondiale. Quindi, come per il caso di Alfonso Di Natale, ho acquisito il suo foglio matricolare dall’Archivio di Stato di Salerno e ho ricostruito i passaggi salienti dei suoi trascorsi di servizio fino al tragico epilogo della sua morte.
    Ad Umberto Orlando, così risulta intestato il suo foglio matricolare in cui è omesso il primo nome Cosmo, venne attribuito il numero di matricola 38532 del Distretto Militare di Salerno.
    Il 22 agosto 1933, all’atto dell’impianto del documento per i tre giorni di visite psicoattitudinali a cui venivano sottoposti i militari di leva, dichiara di essere figlio di Gioacchino e di Vaccaro Maria, di essere nato il 25 dicembre 1913 ad Angri, di saper leggere e scrivere, di avere conseguito la 5ª elementare e di esercitare il mestiere di carrettiere; dagli esiti della visita medica risulta avere una misura toracica di 96 cm. e un’altezza di m. 1,73; castano di capelli, con tratti somatici regolari, sana dentatura e colorito scuro. Afferma, inoltre, di risiedere in via Ardinghi.
    Dichiarato idoneo al servizio militare, viene chiamato alle armi il 5 aprile 1934; tre giorni più tardi risulta essere effettivo al 4° Reggimento di artiglieria pesante di Piacenza dove il 1° giugno 1934 gli viene attribuito il grado di soldato scelto e nella ricorrenza di agosto della festa di San Giovanni dello stesso anno viene promosso caporale. Terminati i suoi obblighi di leva viene inviato in congedo illimitato per fine ferma e trasferito nella forza effettiva del Distretto Militare di Salerno il 5 dicembre 1934.
    Chiamato nuovamente alle armi per effetto del Regio Decreto n.124 del 12 febbraio 1935 (richiamo per sottufficiali e militari di truppa che si trovavano in congedo illimitato), il 13 maggio 1935 risulta giunto ed effettivo al 12° Reggimento Artiglieria della Sila e, rimanendo amministrato da tale Comando, il 1° luglio si trova nella forza del 45° Reggimento Artiglieria di Divisione di Fanteria del Corpo d’Armata di Napoli dove il 17 ottobre 1935 consegue il grado di caporal maggiore.
    Sempre prestando servizio nel 45° Reggimento, il successivo 16 dicembre è promosso Sergente e viene trattenuto alle armi fino alla cessazione delle esigenze belliche legate alle operazioni in atto nell’Africa Orientale.
    Alla Vigilia di Natale del 1935 viene inviato in licenza straordinaria di 3 mesi; richiamato dalla licenza il 2 aprile 1936, il successivo giorno 18 viene inviato in licenza straordinaria senza assegni in attesa di essere congedato. Il 1° luglio del 1936 risulta nuovamente nella forza in congedo del Distretto Militare di Salerno.
    Ma le vicissitudini militari di Umberto non erano ancora finite! Il 15 agosto 1937 viene richiamato in servizio presso il 10° Reggimento di Artiglieria e successivamente posto in congedo il 16 novembre dello stesso anno; probabilmente questo periodo di “richiamo” servì per un aggiornamento sui materiali e gli armamenti in servizio all’epoca; difatti, fra le note dello “specchio C” del foglio matricolare è riportata la notizia che era in grado di impiegare il mortaio da 260/9.
    Il 20 giugno del 1939 viene ancora una volta richiamato alle armi e si presenta nuovamente al 10° Reggimento di Artiglieria; il successivo 15 agosto il reparto si imbarca per Tripoli, dove giunge il giorno seguente. Fino al rimpatrio, avvenuto il 15 novembre seguente, non vi sono altre variazioni.
    Sbarcato a Napoli il giorno 16 viene inviato il 17 novembre in licenza straordinaria in attesa di congedo; il 15 dicembre 1939 viene congedato.
    Dopo quindici mesi, il 18 marzo 1941, viene nuovamente richiamato alle armi e riassegnato al 10° Reggimento Artiglieria a Caserta; in seguito, probabilmente grazie alla sua preparazione e all’esperienza acquisita, è distaccato alla Scuola Allievi Ufficiali di complemento di Artiglieria, all’epoca di stanza a Nocera Inferiore.
    La successiva variazione matricolare è del 27 settembre 1941 e lo indica presente in territorio dichiarato in stato di guerra, senza specificarne la località; ma il seguente 16 ottobre lascia la zona di operazioni per rientrare nel Deposito (era un Ente amministrativo e non un magazzino) del 10° Reggimento di Artiglieria.
    Anche se non viene indicata l’esatta decorrenza giuridica, è presumibilmente in questo periodo che viene promosso Sergente Maggiore.
    Trasferito al 110° Reggimento di Artiglieria di Marcia, che tuttavia, ne dispone l’aggregazione di nuovo al Deposito del 10° Reggimento, gli viene affidato l’incarico di provvedere allo sgombero del poligono Piana Canizze dove rimane fino a termine esigenza il 23 luglio 1942. In questa data cessa dall’aggregazione ma, probabilmente per la lunga assenza da casa e per gli sforzi psicofisici sostenuti fino a quel momento, decide di non rientrare al 110° Reggimento di Artiglieria e, come riferisce la stessa figlia Maria nell’intervista rilasciata a Concetta Mainardi, si reca ad Angri; alla luce di questo episodio il reparto avvia le procedure del caso per definire la sua posizione.
    Ma, a giudicare dai trascorsi in servizio fino a quel momento, ad Umberto non mancava certo il senso di responsabilità e di lealtà verso l’Istituzione, sentimenti che alla fine dovettero prevalere in quella contingenza e il 1° agosto 1942 si ripresenta spontaneamente al proprio reparto che, tuttavia, in ossequio al Codice Militare di Guerra è costretto a segnalare il caso al Tribunale Militare Territoriale di Guerra di Napoli per le ipotesi di reato di truffa, diserzione e falso.
    L’esito del giudizio viene emesso il 19 marzo 1943: tenuto conto anche del grado rivestito, Umberto viene condannato ad un anno e sei mesi di reclusione militare e alla degradazione; ristretto nel carcere militare di Gaeta viene liberato dai tedeschi e trasferito, come internato, nel famigerato campo di concentramento di Buchenwald in Germania.
    Come per Alfonso Di Natale, anche per Umberto Orlando il foglio matricolare lo indica come INTERNATO. Tale stato giuridico non garantiva alcun diritto fra quelli previsti dalla Convenzione di Ginevra per i prigionieri di guerra e normalmente identificava chi si era rifiutato di aderire come combattente nelle file tedesche contro gli Alleati e le forze belligeranti italiane dell’Italia Liberata.
    A questo punto il documento diventa lapidario! Cita la data del 16 marzo 1944 quale quella della sua morte, avvenuta per cause imprecisate nel citato campo di concentramento, a mente di una comunicazione datata 13 agosto 1947 del Ministero delle Difesa – Esercito, Direzione Generale Sottufficiali e Truppa.
    Purtroppo, i documenti ufficiali non riportano altre informazioni sulle ultimi vicissitudini terrene di questo “figlio” angrese che, al di là di ogni possibile colpa o responsabilità, ha perso la vita per consegnare alle generazioni future un mondo migliore di quello in cui visse, lavorò e coltivò i suoi affetti.
    Giancarlo Forino

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