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    San Giovanni Patrono di Angri

    Più di una volta mi sono sentito chiedere come e perché San Giovanni Battista sia stato scelto quale protettore di Angri dai nostri avi e da quanto tempo lo è diventato.
    Eminenti studiosi hanno già dato alcune risposte a tali quesiti; il Prof. Giovanni Vitolo afferma, nel suo libro “Città e coscienza cittadina nel Mezzogiorno medievale secc.IX-XIII”, che il fenomeno della scelta del Patrono in Campania si manifesta tra l’XI e il XII secolo, sviluppandosi prima nei grossi centri e man mano in quelli periferici, nell’ambito della “… riorganizzazione territoriale provocata dall’insediamento normanno, volta a fornire e creare prove chiare e indubitabili di coscienza cittadina”. E nel caso angrese trova pieno riscontro tale ipotesi perché è anche in linea con la costruzione del primitivo tempio (1302) che, tra l’altro, non ha mai avuto altro titolo se non quello del Precursore. Inoltre, diverse testimonianze di quel periodo forniscono indicazioni certe sulla volontà cittadina di affermare la propria autonomia sociale e politica, seppure nell’orbita della vicina Nocera. Non è un caso, quindi, se il nome Giovanni compare in tantissimi documenti antichi dell’epoca, spesso abbinato ad altri nomi, e si è perpetuato fino ai giorni nostri.
    Inoltre, nel caso del Battista è noto che la Chiesa ha assorbito e si è appropriata di alcuni riti pagani legati ai cicli rurali del Meridione; quindi, Angri non poteva scegliersi Patrono migliore, vista l’alta vocazione contadina che l’ha contraddistinto per secoli e almeno fino al secondo Dopoguerra.
    Certo, qualcuno potrebbe obiettare che la società angrese ha avuto, fin dall’epoca rinascimentale, anche una vivace componente mercantile, tenuto conto dei volumi di traffici documentati in era moderna; ma ricordo che il Santo è patrono anche di varie corporazioni quali i tessitori e i cardatori di lana, i sarti, ecc. Tutte attività ben radicate ad Angri fra Cinque e Settecento.
    Ma vi è un altro parametro determinante nella scelta del Patrono che non va sottaciuto: l’invocazione popolare per ottenere protezione in occasione di calamità naturali, come ampiamente dimostrato da Lello Mazzacane nel suo saggio dal titolo “Il sistema delle feste” in Campania. Anche in questo aspetto Angri trova la sua rispondenza, come attestano varie carte che citano casi in cui gli angresi si sono rivolti a San Giovanni per chiedere la sua intercessione. A tal proposito forse il caso più noto è quello dell’ultima eruzione vesuviana, in occasione della quale la processione spontanea con la statua del Santo per le contrade in pericolo venne filmata dagli Alleati. E sempre durante il Novecento è stata chiesta (e ottenuta!) protezione contro abbondanti nevicate o lo straripamento del Sarno tant’è che è noto a tutti gli angresi il motto giovanneo “Angri è mia e la difendo io!”.
    Per quanto riguarda i festeggiamenti (nascita e martirio), nel corso dei secoli si è avuta una doppia organizzazione. Per la celebrazione della nascita (24 giugno), da tempo immemore, la competenza è stata sempre in larga misura laicale, seppur concordata con le autorità ecclesiastiche; prova ne è il fatto che l’Archivio della Collegiata non conserva documenti di spese o bilanci per la festa di giugno.
    Mentre, per la ricorrenza martiriale (29 agosto), organizzazione, condotta e contabilità delle spese hanno sempre fatto capo alla Collegiata. E l’aspetto squisitamente religioso della ricorrenza era rimarcato dalla costante presenza alla celebrazione delle tre Confraternite angresi.
    Non è possibile approfondire questa tematica in poche righe, ma preme mettere in evidenza come le ricorrenze angresi rispecchino ancora oggi i canoni e l’organizzazione delle maestose feste napoletane dedicate al Santo, le cui notizie più remote risalgono al Seicento; ulteriore conferma di quanto asserito in materia di “scelta” del proprio Patrono dal Vitolo.
    Giancarlo Forino
    Associazione PanacèA

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