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    Ottobre 1945: un’aggressione di militari alleati a danno di angresi

    Il lungo periodo della presenza angloamericana sul nostro territorio, seguita allo sbarco a Salerno, non è stato mai oggetto di grande interesse da parte degli studiosi, inevitabilmente attratti dagli approfondimenti sulla guerra di liberazione. Tuttavia, pur non scarseggiando le fonti, a mio avviso è ancora da vagliare quanto abbia inciso nel quotidiano di quegli anni, soprattutto in Campania e nell’Agro, il contatto con quelle truppe straniere.
    Ad Angri, quando per diversi mesi gli ampi spazi della villa comunale hanno ospitato strutture logistiche e la stessa abitazione dell’Abate della Collegiata venne requisita per far posto ad un comando di battaglione, certamente si erano stabiliti pacifici e amichevoli rapporti, come dimostrano alcune istantanee in cui compaiono cittadini angresi a fianco dei militari, ma non tutto andava per il meglio!
    Decine di incidenti, spesso anche mortali, provocati da mezzi alleati lungo la strada da Nocera a Pompei e vere e proprie azioni criminali erano molto frequenti e dettagliatamente documentate dai Carabinieri.
    Fra queste, si riporta un’informativa della Tenenza di Nocera Inferiore, inviata al Ministero dell’Interno il 18 ottobre 1945, che riguarda un tentativo di violenza, fortunatamente sventato, a danno di alcune donne di Angri.
    “Ore 21 quattordici andante sette militari colore forze armate alleate, probabilmente indiani, armati di mitra e pistole comuni, bussarono porta abitazione D.V. fu Raffaele, sita sulla strada Nazionale n.11 – comune Angri. La donna accortasi che si trattava di facinorosi non aprì la porta ma essi la forzarono a spintoni riuscendo così a penetrare nei locali ove si trovavano oltre alla ridetta anche la figlia M.M., d’anni 19 e la nuora A. G. di anni 20. I militari divenuti furibondi invitarono le due ultime giovani donne a seguirli, ma esse si rifiutarono risolutamente mettendosi a gridare al fine di richiamare l’attenzione dei vicini. Alle grida delle donne si avvicinò La Mura Giovanni di Raffaele di anni 27 del luogo, il quale prese la difesa delle malcapitate, ma ricevette da un negro un pugno contro la mascella. Il La Mura, sempre per difendere le donne, ritornò a casa sua, si armò di rivoltella e ritornò sul posto esplodendone alcuni colpi andati a vuoto e mettendo in fuga gli aggressori. Questi ultimi, parte fuggirono a bordo camionetta che era lì ferma ad attendere e parte di essi si dileguarono a piedi. Più tardi ricomparvero i militari che non erano riusciti a montare sulla camionetta, avvicinandosi della casa del La Mura Giovanni esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco senza però produrre conseguenze e dopo di ciò gli aggressori si allontanarono. Non è stato possibile identificare gli aggressori né conoscere il numero della camionetta, motivo per cui gli aggressori stessi sono rimasti ignoti.”

    Giancarlo Forino
    Associazione PanacèA

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