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    L’origine della Festa di S.Giovanni ad Angri

    Nel suo saggio dal titolo Il sistema delle feste, Lello Mazzacane afferma che all’origine di un patronato si collocano in larga misura episodi di protezione e miracoli ricevuti in occasione di calamità naturali, acquisizione di reliquie e nascita del Santo nel luogo. Ad Angri si riscontrano almeno due di queste condizioni: i miracoli documentati e la presenza delle reliquie con cui il popolo viene benedetto al rientro della statua in chiesa al termine della Festa.

    Fra gli eruditi angresi è opinione diffusa che San Giovanni sia stato eletto Patrono agli inizi del 1600 in concomitanza di ripetuti eventi calamitosi e di pestilenze che colpirono l’Agro in quel periodo; personalmente concordo con questa ipotesi nei casi dei paesi vicini quali Nocera, Pagani e Scafati, ma dissento per Angri per vari motivi. Innanzitutto il culto: ad Angri si venera S.Giovanni almeno dall’epoca della fondazione della chiesa (1302); poi fra gli angresi il nome Giovanni compare ripetutamente in documenti quattro-cinquecenteschi, chiaro segno della devozione al santo. E, non ultimo, ma sicuramente determinante, nel libro Campione della Collegiata si cita l’esistenza di una Mastria, paragonabile all’odierno Comitato dei Festeggiamenti, almeno fin dal 1577 che leggendo il testo si soggiunge essere operativa da decenni prima. Quindi, senza propendere per tesi campanilistiche, penso che si possa affermare che il culto del nostro Patrono risale al 1300, mentre i festeggiamenti, secondo l’attuale accezione del termine, sono sicuramente databili almeno alla seconda metà del ‘500. Inoltre, nell’archivio della Collegiata non ho mai rinvenuto documenti contabili sulla festa di giugno, ma solo per quella di agosto: segno che la prima è sempre stata gestita da un corpo laico.

    Inoltre, va ricordato che San Giovanni viene festeggiato due volte durante l’anno liturgico e civile: per la nascita, il 24 giugno, e per il martirio, il 29 agosto. Notizie certe sulle celebrazioni fra i cristiani risalgono al III-IV secolo per la nascita e al V-VI per il martirio, per cui al momento del consolidarsi di Angri quale primo pagus e della costruzione della chiesa queste feste erano un patrimonio tradizionale consolidato fra il popolo. Infine, si rammenta – a conferma dell’antichità del culto – che il pesante simulacro ligneo che ancora viene portato in processione, è stato datato per mezzo di accurate indagini tecnico-scientifiche tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, mentre solo il Cristo della Collegiata, fra le tante statue del paese è quasi coevo del San Giovanni. Tutte le rimanenti sculture presenti nelle chiese e nelle confraternite angresi sono più tardive di due-tre secoli e, quindi, in linea con l’ipotesi del Mazzacane.

    In un manifesto del Comune del 1835, con cui si rendeva nota l’istituzione del mercato nella giornata di sabato, si citano i festeggiamenti patronali e lo svolgimento di una concomitante fiera annuale.

    Per la ricorrenza della Decollazione, come anticipato, l’archivio della chiesa conserva diversi conti di spesa fra i quali appare quella di 15 carlini per lo sparo dei mortaretti (1813); di 15 Ducati e 40 carlini, di cui Ducati 3,50 e 3 rispettivamente per i rimborsi alle confraternite di S.Margherita e di S.Caterina, che partecipano alla processione (1846); di £ 17,00 per l’organizzazione e di una raccolta di oboli di fedeli per £ 75,97 (1879); di £ 31,20 per l’organizzazione, comprese £ 9,00 per l’esplosione di 500 mortaretti, e di £ 37,80 di oboli (1894).

    Durante il ‘900, oltre per gli aspetti devozionali, la festa è ricordata nelle cronache giornalistiche per le splendide luminarie (prima ad olio, poi anche a gas e finalmente elettriche), per gli sfarzosi addobbi ma soprattutto per le spettacolari gare pirotecniche, che richiamavano tutti gli appassionati dei paesi limitrofi. E poi la presenza di rinomati complessi bandistici primo fra tutti quello dei Carabinieri, che venne per due anni di fila esibendosi per tre serate di seguito alla fine degli anni Trenta e poi nuovamente alla fine degli anni Sessanta.

    Un ultima nota di colore che fa ormai parte della Storia: fino agli anni Settanta le offerte dei fedeli al Santo venivano spillate al manto che, al rientro in chiesa, risultava completamente coperto di banconote, dando alla statua un aspetto decisamente inusuale.

    Infine, colgo l’occasione per rammentare a tutti gli angresi che la nostra statua, oltre a meritare i più ampi onori per ciò che rappresenta sul piano religioso, rappresenta artisticamente il più antico caso di statua lignea dell’intero Agro e che, pertanto, abbiamo il dovere di salvaguardarla a vantaggio delle future generazioni.

    Buona festa a tutti!

    Giancarlo FORINO

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