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    L’industria tessile angrese nell’Ottocento

    Nelle Collezioni delle leggi e dei decreti del Regno delle Due Sicilie erano presenti diversi atti che fissavano forma e didascalie dei bolli che venivano applicati ai prodotti per identificarne lo stabilimento d’origine. Così nella raccolta del primo semestre del 1830, al numero 2852, si legge il Decreto prescrivente che il bollo di piombo da apporsi con fili di seta alle manifatture di tessuti di cotone stabilite nel Comune di Angri in Principato Citra da Carmine d’Antonio, abbia dalla parte convessa l’emblema del cavallo sfrenato; e dalla parte concava, nel primo giro la legenda, Regio Giudicato di Angri; nel secondo giro, fabbrica di tessuti di cotone; e nel mezzo, di Carmine d’Antonio (Napoli, 15 marzo 1830).

    Otto anni più tardi il Decreto numero 4735 recitava … alle manifatture di cotone stabilite da Antonio Izzo in Angri in Principato Citeriore sia apposto il bollo … da avere nella parte convessa l’emblema del cavallo sfrenato e nel primo giro della parte concava la legenda Regio Giudicato di Angri; nel secondo giro, Fabbrica di tessuti di cotone e nel mezzo di Antonio Izzo (Napoli, 19 luglio 1838).

    Ma anche le produzioni delle più affermate aziende impiantate da imprenditori svizzeri dell’epoca erano state decretate; difatti, il Decreto numero 4901 del 1858 afferma che confermandosi la facoltà della bollazione a ruggine e a piombo concessa alla fabbrica di cotonerie già stabilita in Scafati sotto la ragione sociale Meyer e Zollinger, si permette che il bollo da apporsi alle manifatture della fabbrica suddetta abbia in vece nella parte concava la legenda nel primo giro – Casa Comunale di Angri – nel secondo giro – Fabbrica di cotonerie di Scafati – e in mezzo – Giovanni Giacomo Meyer, il quale è l’attuale proprietario della fabbrica medesima (Gaeta, 9 aprile 1858). E sempre nel medesimo anno il Decreto 5345 accordava il permesso alla ragion sociale Schlaepfer, Venner e compagni per la bollazione a ruggine e a piombo delle merci della fabbrica stabilita in Angri nel Principato Citeriore, con dovere il bollo corrispondente avere nella parte convessa la legenda nel primo giro – Casa comunale di Angri, nel secondo giro – Fabbrica di tessuti di cotone, e in mezzo – di Schlaepfer, Venner e compagni (Gaeta, 8 ottobre 1858).

    Una noticina a parte la merita la figura del “cavallo sfrenato” presente nei bolli; si tratta di una un’antica figura araldica presente nello stemma di uno dei 7 sedili di Napoli: quello del Nilo.  I “sedili” erano un’istituzione risalente al XII secolo e sono sopravvissuti fino agli inizi dell’800; si trattava di una sorta di piccoli parlamenti composti dai nobili delegati dai vari quartieri che svolgevano un’attività politico-amministrativa nei confronti del proprio rione. Afferma il Canonico Celano che la scelta del cavallo sfrenato come simbolo della Provincia della città di Napoli è da ricondurre all’antico emblema cittadino. Si vede anche per antica arma della nostra città un cavallo senza freno…

    Evidentemente, oltre a motivi di ordine fiscale, gli imprenditori dell’epoca avevano bisogno di tutelare i loro prodotti dalla concorrenza, garantendo l’autenticità dei tessuti mediante l’applicazione di tali piombi; praticamente come ai giorni nostri si provvede alla registrazione del marchio di fabbrica. Ma forse già all’epoca esistevano le “pezze taroccate”? O già si registravano i prodromi della futura invasione commerciale cinese? Non ci è dato di saperlo!

    Tuttavia, sulle dinamiche industriali e commerciali dello specifico comparto di quei decenni molto si è scritto (vedi i testi di Pesce per Scafati, di Raiola per Angri e altri) e ricchissima è la bibliografia e le fonti sull’argomento. La rapida crescita della produzione tessile italiana, o meglio napoletana, avvenuta nel primo quarto dell’Ottocento fu innescata da vari fattori fra i quali: una radicata tradizione, ancorché spesso artigianale, fatta eccezione per il caso di Cava dei Tirreni dove esisteva una consistente classe produttiva e una fiorente attività mercantile da fare invidia a quella di Prato; la ricchezza di materie prime e di corsi d’acqua, necessari nelle prime fasi delle lavorazioni, e non ultimo la crisi americana del cotone, determinata dalla guerra di secessione. Tra l’altro, erano anche gli anni in cui si assisteva al fenomeno dell’immigrazione degli svizzeri nel Regno delle Due Sicilie, che molto si adoperarono per la crescita produttiva del comparto tessile impiantando numerose fabbriche, compresa quella della nostra Angri.

    Giancarlo FORINO

    Associazione PanacèA

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