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    “La storia di una grande scoperta”, intervista a Eliodoro Chiavazzo

    Non potevamo su ANGRI ‘80, non dare eco ad una recente scoperta del mondo scientifico, avvenuta grazie ad un ricercatore angrese, l’ing. Eliodoro Chiavazzo e al suo team di lavoro. La scoperta definisce una nuova legge relativa al fenomeno, noto come nanoconfinamento, che è stato per la prima volta quantificato e interpretato dal punto di vista fisico e che potrà avere numerose applicazioni nel campo dell’energia sostenibile, del rilevamento degli inquinanti, ma anche in quello della nano medicina.

    Eliodoro Chiavazzo nasce nel 1978 e vive ad Angri fino al 2006. Si diploma nel 1997 al Liceo scientifico “Don Carlo La Mura” con il massimo dei voti, si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Meccanica di Napoli, laureandosi con lode  nel 2003 con una tesi preparata presso l’Istituto Motori del CNR di Napoli e riguardante i più avanzati dispositivi di azionamento delle valvole dei motori per auto a bassissimo impatto ambientale

    Fino alla fine del 2005 è impegnato nell’attività di ricerca e progettazione di dispositivi innovativi anti-inquinamento per auto e scooter per conto dell’azienda Dell’Orto S.p.A. e in collaborazione con lo stesso CNR di Napoli; tale lavoro si concretizza nel deposito di due brevetti europei e tre brevetti italiani, di cui è co-autore.

    Eliodoro entra in contatto con l’Università di Zurigo e, dopo un’Application sui “Modelli di Combustione”, vince un Dottorato di Ricerca su “Metodi innovativi per lo studio computazionale di fluidi che coinvolgano fenomeni di combustione”, finalizzati alla progettazione di processi di combustione puliti a bassa emissione di inquinanti.

    “Il Politecnico di Zurigo è una delle Università più prestigiose nel mio campo di lavoro. L’esperienza a Zurigo è stata per me occasione di grande crescita sia dal punto di vista scientifico che umano. Ha cambiato in me il modo di vedere le cose, facendomi catapultare in un mondo molto più grande rispetto a quello a cui ero abituato. Mi sono ritrovato in un contesto altamente competitivo, dove è bello ma anche complesso vivere. Ho affrontato diverse difficoltà, non ultima quella della lingua tedesca, per me totalmente oscura, che mi ha spinto anche ad imparare a parlare fluentemente in inglese. Durante il periodo vissuto a Zurigo ho avuto inoltre la possibilità di conoscere e lavorare a stretto contatto con docenti, alcuni dei quali miei supervisori, riconosciuti come scienziati preminenti del mio settore” ci racconta Eliodoro.

    Terminato il Dottorato, l’ing. Chiavazzo si trasferisce al Politecnico di Torino , dove lavora tuttora come ricercatore  e docente di termodinamica applicata  presso il Dipartimento di Energia. “Di fatto studiamo tecnologie innovative nel campo della termo-fluidodinamica. I nostri settori di ricerca mirano a trovare soluzioni per migliorare lo scambio termico e il raffreddamento dell’elettronica. Ho sempre avuto la passione per la ricerca e lo studio della Fisica: sono stato fin dall’infanzia una persona molto curiosa ed ho sempre creduto di poter dare una mano alla società realizzando cose nuove e utili” confessa Eliodoro.

    Attualmente i suoi studi si concentrano sull’uso innovativo di nano-particelle (ovvero di oggetti estremamente piccoli dalle dimensioni 10.000 volte inferiori al diametro di un capello umano) da combinare o sospendere in fluidi ordinari (acqua, aria) e poter così realizzare fluidi dalle caratteristiche eccezionali, utilizzabili per gli scopi più disparati. Inoltre, il prof. Chiavazzo e il suo gruppo di lavoro sono fortemente concentrati nell’individuazione di nuove soluzioni per il raffreddamento dell’elettronica che consentano lo sviluppo di dispositivi tecnologici (quali computer, telefonini, etc.) sempre più compatti e potenti  da poter utilizzare nel prossimo futuro.

    Tornando alla recente scoperta, che ha avuto vasta eco sulla stampa scientifica, essa si basa su un particolarissimo fluido composto da una sospensione di normale acqua e nano-particelle, opportunamente progettate per poter, ad esempio, migliorare il contrasto delle Risonanze magnetiche, rendendole così sempre più capaci di individuare precocemente possibili malattie. La scoperta è stata realizzata in collaborazione con un Ospedale americano: The Houston Methodist Research Institute (Texas).

    “Circa tre anni fa esperti di fluidi ci hanno chiesto di fare degli studi computazionali su alcuni agenti di contrasto per la risonanza magnetica – racconta Eliodoro -. Loro stavano usando delle sostanze che presentavano maggiore nitidezza nelle risonanze, vedendo dei dettagli altrimenti impossibili a vedersi. In pratica, non conoscevano bene il principio in base al quale queste particelle funzionavano meglio. Ci hanno chiesto di studiare in maniera approfondita queste particelle. Uno degli studiosi del loro gruppo era venuto ad un seminario al Politecnico di Torino, e lì si sono create le basi per una collaborazione. A Torino, ci siamo un pointestarditi, abbiamo fatto molti calcoli, abbiamo assunto un ricercatore, che ci ha aiutato a fare simulazioni al computer. Con il tempo abbiamo accumulato una mole enorme di dati, ai quali io e il mio collega abbiamo cercato di trovare una risposta razionale. Volevamo trovare una spiegazione universale che potesse in maniera semplice descrivere il comportamento dell’acqua a distanze molto ravvicinate dalle nano particelle, oggetto fondamentale di studio delle sostanze che costituiscono il mezzo di contrasto in Risonanza Magnetica. Il comportamento dell’acqua in queste condizioni è molto diverso da quello che assume in condizioni normali. Avere un razionale semplice che descrive un fenomeno complesso, è per gli ingegneri una cosa molto importante per poter studiare nuove applicazioni e fare dei calcoli utili ad ottimizzare un nuovo prodotto – dice Eliodoro – Quello che ne è venuto fuori è che il risultato della nostra ricerca indica in maniera molto precisa l’aumento di potenzialità diagnostiche del contrasto della risonanza magnetica ed offre uno strumento in base al quale sarà possibile realizzare dei reagenti di contrasto sempre più potenti. Ma non finisce qui, perché sono di prossima pubblicazione nuovi lavori che presenteranno il risultato di ricerche in grado di apportare dei miglioramenti dell’ordine di 10 volte rispetto allo stato attuale dell’arte. Ma già questa ricerca ha una ricaduta molto importante nell’ambito della medicina. Consentirà di avere una maggiore nitidezza di immagini in Risonanza Magnetica, individuando lesioni e tumori molto prima, offrendo così nuove ed eccellenti opportunità diagnostiche, nonché nel settore energetico dove si prospettano potenziali approcci per la conservazione dell’energia solare, sfruttando il nanoconfinamento dell’acqua in speciali materiali assorbenti. Avere una legge che in maniera semplice descriva questi fenomeni,  ci dà la possibilità di studiare e in seguito ottenere dei sistemi innovativi per lo stoccaggio di energia solare”. In merito a ciò il nostro concittadino ci confessa di aver chiesto dei finanziamenti per costituire un suo autonomo gruppo di ricerca.

    “In Italia abbiamo la fortuna  di godere di uomini dalle grandi qualità; ciò che davvero manca è avere un sistema più organizzato, che consenta loro di lavorare con obiettivi chiari. Bisogna coltivare i talenti: nel corso della mia esperienza di insegnamento ho incontrato ed incontro dei ragazzi molto svegli e mi domando perché non siamo in grado di utilizzare opportunamente tale capitale umano”.

    Eliodoro Chiavazzo vanta  più di 40 pubblicazioni, come autore e coautore, su riviste nazionali ed internazionali, interventi in congressi internazionali, libri, brevetti e premi vinti, non ultimo un importante riconoscimento ricevuto nel 2013 dalla Commissione Fulbright (organo finanziato dal Dipartimento di Stato Americano e responsabile degli scambi culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti) che gli ha permesso di svolgere un periodo di ricerca di sette mesi presso la prestigiosa Università di Princeton. Nei sette mesi di permanenza negli Stati Uniti, il prof. Chiavazzo ha avuto modo di approfondire tematiche molto vicine a quelle oggetto del suo Dottorato di Ricerca, con un programma-studio svolto interamente mediante applicazione di modelli matematici sulla combustione.

    A proposito, cosa pensi della vita e del modo di concepire il lavoro negli Stati Uniti rispetto all’Italia?

    Un po’ conoscevo già questa realtà: vi ero stato per conferenze e collaborazioni lavorative. In America c’è più meritocrazia; ma anche maggiori possibilità lavorative alla portata di tutti.

    Che consiglio daresti a chi volesse fare un lavoro come il tuo ?   

    “Il consiglio è di essere sempre guidati dalla curiosità. Altro ingrediente saliente è la perseveranza,  unita allo studio e alla forte determinazione.  È un lavoro che richiede grande costanza, perché è spesso molto frustante per la difficoltà di ottenere dei risultati utilizzabili.  È necessario, poi, puntare ad uno studio e ad una ricerca che sia quanto più multidisciplinare possibile, nella consapevolezza di dover implementare le proprie specifiche competenze con argomenti di altri campi scientifici, per raggiungere una vera contaminazione culturale. In sintesi: non chiudersi mai nella propria disciplina, convinti di aver compreso il mondo!”.

    In riferimento, poi, al suo affascinante percorso di vita, Eliodoro racconta di aver incontrato molte menti eccellenti lungo la sua strada lavorativa, e non., che hanno fatto da pungolo per la sua crescita.

    Tra queste figure, ricorda, in particolare, lo zio, il dott. Aurelio Nasto, ed il suo supervisore durante l’attività di ricerca a Napoli, il Prof. Pasquale Grassia, mente fulgida ed una delle persone più intelligenti mai incontrate. “Il professore Grassia mi ha insegnato il mestiere dell’Ingegnere e con lui ho realizzato molti brevetti in associazione con il CNR, mentre il mio supervisore a Zurigo, il Prof. Ilya Karlin, mi ha insegnato il mestiere dello studioso e dello scienziato. Grazie a loro ho acquisito un’esperienza lavorativa abbastanza eclettica e non mi sono mai focalizzato su un aspetto specifico dell’Ingegneria. Ho  spaziato dai lavori numerici a quelli sperimentali: tutto ciò mi  ha dato e continua a darmi una marcia in più nei lavori multidisciplinari, in cui devi coordinare diversi ambiti di competenza. Questo mio spaziare è stato veramente decisivo per quello che è stato poi il mio percorso professionale che mi ha condotto a studi di grande interesse”.

    Da scienziato, puoi rivelarci come nasce un scoperta?

    “Un’idea originale viene dal tormentare il cervello, nasce dallo sforzo di pensare in modo diverso; come dicono gli inglesi: viene dall’abituarsi al “thinking out of the box”, cioè il pensare al di là di schemi predeterminati della nostra mente, senza impedimenti e preconcetti,  utilizzando dei percorsi per la risoluzione dei problemi completamente diversi da quelli immaginati e solitamente di più facile accesso.  Questo è un esercizio da applicare quotidianamente.  Mio padre Antonio in questo mi ha aiutato molto: mi ha sempre indotto a trovare soluzioni mai ovvie. Anche il mio professore di Matematica della Scuola Media “Galvani”, Antonio Gasparini, mi ha educato a questo nuovo modo di pensare. Ricordo che veniva  in classe e non faceva la solita lezione: ci proponeva un indovinello e si trascorreva l’ora a trovare la soluzione. Questo ti aiutava a pensare in modo diverso. I giovani devono fare questo esercizio: il cervello andrebbe mandato in palestra fin da piccolo e stimolato in modo intelligente”.

    Quanto sei legato ad Angri?

    “Angri mi dà la carica ogni volta che ritorno: rappresenta per me il porto sicuro, in cui trovo la pace interiore. Passeggiare per le strade di Angri, il sabato mattina, in Villa,  mi dà ancora oggi la carica per fare le cose. Anche quando ero a  Zurigo cercavo di tornare almeno una volta al mese. Qui ritrovo i miei più grandi amici, con i quali mi sento quotidianamente e che incontro ogni volta che torno: Luca Iovino, Davide Belpedio, Alfonso Capozzoli.

    Qui ritrovo la mia famiglia, i miei genitori Antonio Chiavazzo e Prudenziana Nasto, che tanta parte hanno avuto nel sostenermi durante le mie scelte alleggerendo quel senso di solitudine che si prova quando si devono fare scelte importanti, come quella di andare via dalla propria terra.

    Tra le persone che mi aiutano a non allontanarmi da Angri c’è poi, ovviamente, mia moglie, Marianna Longobardi, anche lei di Angri, che ha saputo darmi serenità e supporto morale durante i miei periodi di lavoro all’estero e che ha saputo sopportare anche i non facili e lunghi periodi in cui ero lontano”.

    Saluto l’ing. Chiavazzo e ringrazio, in cuor mio, ANGRI ’80 per avermi dato la possibilità di conoscere una persona dotata di grande umiltà, ma, allo stesso tempo, di grande livello e preparazione scientifica , con l’augurio che il suo esempio ed i suoi successi possano essere uno stimolo ed un modello di vita  per tutti i giovani angresi.

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