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    La Cappella di San Giuda Apostolo

    In via Incoronati, quasi all’incrocio con via Giovanni Amendola, si trova una piccola cappella intitolata a San Giuda Apostolo, meglio noto come San Giuda Taddeo o Lebbeo, probabilmente per evitare che l’omonimia con il traditore potesse indurre confusione.

    Il Santo era cugino diretto di Gesù perché fratello di San Giacomo Minore detto il Giusto, primo Vescovo di Gerusalemme dopo lo stesso Cristo e autore di una Lettera ai giudeo-cristiani dispersi tra le nazioni pagane.

    A San Giuda Taddeo è attribuita un’altra Lettera, presente nel Nuovo Testamento prima dell’Apocalisse, indirizzata anche questa ai giudeo-cristiani dispersi, in cui affronta soprattutto il tema dell’immoralità e della lussuria. Gli esperti hanno datato il documento tra il 65 ed il 90 d.C.; il testo ricalca essenzialmente i contenuti della seconda lettera di San Pietro, ma non è chiaro quale delle due Lettere sia stata scritta per prima.

    La cappella fu edificata insieme al palazzo, di cui fa parte integrante, dalla facoltosa famiglia angrese dei De Angelis. Michele De Santi, a pagina 131 del volume II della sua opera Memorie delle famiglie Nocerine, asserisce che fin dal 1600 si ha notizia del palazzo, molto signorile, di casa De Angelo nella via Coronati; ma esso sembra opera del 1400. Purtroppo, tale affermazione non trova conferma nell’odierno stile architettonico del palazzo né negli interni della cappella stessa. Si può senz’altro affermare, invece, che la sua storia, seppur senza eclatanti avvenimenti, è plurisecolare.

    I De Angelis, come si è detto, edificarono il palazzo e la cappella; ebbero sempre parte attiva nella vita del paese e in tale prosapia sono ascritti molti personaggi illustri. Le tracce più remote della famiglia risalgono al 1294 quando Roberto, Giovanni, Enrico e altri erano tassati dal milite Pietro Braherio, feudatario di Angri. Salvatore lo troviamo sindaco del paese tra il 1560 e il 1565; Agostino, nato nel 1606, fu Vescovo di Umbriatico, pubblicò diverse opere teologiche, fu Rettore al Collegio Clementino e Lettore di Teologia all’Università La Sapienza di Roma. La famiglia ebbe anche il diritto di patronato su alcuni altari con sepoltura all’interno della chiesa di San Giovanni, prospicenti a quello del Patrono, come riporta la ricognizione fatta dall’Abate Barba il 6 gennaio 1562.

    Durante la prima metà dell’Ottocento il palazzo De Angelis fu acquistato dalla famiglia Sabatino, che continuò a far funzionare la cappella. Difatti, nel 1877 l’allora vescovo di Nocera Mons. Raffaele Ammirante la annoverava fra le dipendenze della Collegiata di San Giovanni che all’epoca, come Parrocchia, contava ben contava ben 7707 anime.

    Difficile è accertare l’origine del culto per questo apostolo ad Angri e rari sono altri esempi di tale devozione nella diocesi, ma il Santo è universalmente noto perché patrocinatore dei casi disperati e grande taumaturgo.

    Qualche anziano del centro storico ricorderà certamente le feste organizzate in onore di San Giuda dalla signora Concetta Sabatino ogni 28 ottobre, ricorrenza del santo, dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso; così come è ancora vivo il ricordo degli ultimi sacerdoti della Collegiata che hanno officiato sul suo altare quali il Prof. Carlo La Mura (1875-1953), don Giuseppe Sorrentino (1879-1952) e don Gioacchino Desiderio (1878-1957). Anzi, corre fama che uno dei tre religiosi passò alla Casa del Padre proprio durante la celebrazione su quell’altare. Lo stesso fondatore delle Suore Battistine, Sant’Alfonso Maria Fusco, celebrò Messe su quell’altare e per un breve periodo di tempo organizzò un piccolo orfanotrofio nei locali adiacenti alla cappella.

    L’interno della chiesetta è sobrio e molto semplice; l’altare, come prevedeva il canone liturgico anteriore al Concilio Vaticano II, è protetto da una balaustra e il celebrante volgeva le spalle ai fedeli durante la Messa. Oltre la statua di San Giuda in cartapesta, conserva diverse reliquie e un gruppo scultoreo a grandezza naturale dell’Angelo custode con un ragazzo che, secondo una vecchia credenza, era difficile da fotografare.

    Giancarlo FORINO

    Associazione Panac

    Una delle feste in onore del Santo

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