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    Intervista a Emilio Morvillo

    Oggi essere imprenditori è già difficile di per sè, a causa della crisi economica internazionale e degli svariati problemi del nostro Paese, ma in alcuni casi a rendere questo lavoro ancora più arduo ci pensano piccoli episodi delinquenziali compiuti senza riflettere troppo sulle loroconseguenze.

    Emblematico è quanto accaduto ad Emilio Morvillo, cuoco e imprenditore nel campo della ristorazione da più di trent’anni, titolare di un ristorante prossimo all’apertura nel centro di Angri, che ha avuto il coraggio di denunciare le persone che hanno prima rubato nel suo nuovo locale e poi sono diventate suoi estorsori. Ancor prima di raccontarci la vicenda, Emilio (a cui va il nostro apprezzamento ed i nostri elogi) ha voluto lanciare un appello a tutti i cittadini ed in particolare agli imprenditori: “Denunciare questi episodi è un dovere che abbiamo tutti, se si rimane succube di fronte a queste situazioni si dimostra di essere una persona debole che cede a questi vigliacchi, capaci solo di attaccarti alle spalle. Non possiamo e non dobbiamo sottostare a queste vicende!”

    L’episodio si è consumato nel periodo in cui erano in corso d’opera gli ultimi lavori di ristrutturazione dei locali di prossima apertura, quando un sabato, ad ora di pranzo e nella giornata di riposo settimanale, alcuni dei residenti della zona (e amici di Emilio) videro entrare nel ristorante uno dei giovani operai della ditta edile. Tempestivamente allertato, Emilio corse al locale e si accorse subito che mancavano dei materiali e svariate macchine e attrezzi da pasticceria.

    “Già il giorno prima di sabato avevo visto questi macchinari messi in fila di fronte alla saracinesca esterna (come se fossero state allineate per scaricarle e portarle via nel modo più veloce possibile), e già dissi a questo ragazzo che le macchine bisognava metterle dentro, ma non fu fatto. Il giorno dopo, quando siamo arrivati queste attrezzature non c’erano più. A questo punto chiamammo il giovane operaio per chiedere spiegazioni, ma non seppe dare delle motivazioni soddisfacenti; disse, anzi, una serie di cose contraddittorie ed impossibili. Scoprimmo che era affiancato da un altro complice e da un terzo, di cui abbiamo letto vari messaggi inviati ai ragazzi dove si chiedeva a che punto era l’operazione e come era andata, ma di questi ancora non conosciamo l’identità.

    Dopo tale episodio il gruppo cercò di vendere queste attrezzature e andò proprio nel negozio di un mio caro amico che subito le riconobbe, perchè aveva montato lui il filo dietro a uno di questi macchinari. Una volta accertato che era stato il ragazzo, lo richiamai e con le buone maniere cercai di farmi restituire la refurtiva, ma rifiutò l’offerta.

    Passati alcuni giorni riuscirono a vendere quasi tutti gli oggetti rubati tranne uno perchè era troppo “personalizzato”, allora per ricavare qualcosa fino alla fine mi chiamarono e mi proposero un cavallo di ritorno. Io accettai, ma già avevo allertato i Carabinieri e quando arrivarono nel cortile del ristorante furono presi subito, il complice che scaricava la macchina in questione e l’operaio che aspettava all’esterno del locale”.

    Adesso sono stati arrestati e giudicati con giudizio direttissimo, conclusosi con la pena degli arresti domiciliari. Sono stati accusati per il momento di furto ed estorsione, ma l’Autorità Giudiziaria sta ancora indagando perchè c’è il coinvolgimento di altre persone e molto probabilmente verranno accusati di reati più gravi, come quello di associazione a delinquere e ricettazione.”

    Questi strumenti erano stati acquistati per un totale di 5.000 euro in vista dell’apertura del nuovo locale, i ragazzi li hanno venduti per appena 600 euro, recando un danno molto rilevante, visti i sacrifici enormi fatti da Emilio e dalla moglie. Addirittura per il cavallo di ritorno sono stati chiesti 100 euro a fronte del valore del macchinario di oltre 1500 euro. Ma la vicenda non colpisce solo dal punto di vista del danno economico, considerato che gli estorsori sono tutti poco più che ventenni. Ciò premesso Emilio ci tiene a mandare un messaggio:

    Vale la pena passare da incensurato a pregiudicato per 100 euro? Penso che non valga la pena per una persona rovinare la propria esistenza per così poco, recando oltretutto un danno così ingente a persone che lavorano onestamente e fanno dei sacrifici enormi. Quando si viene chiamati per fare un lavoro e si ricambia la fiducia rubando al committente, secondo me nella vita è stata fatta una scelta, da cui poi sarà difficile tornare indietro.

    Quello che voglio dire ai miei colleghi è di non optare per la via più impulsiva, ma di soffermarsi e prendere la decisione giusta. I richiami, come le botte, passano, quello che non passa è quello che rimane scritto, e se  è stato scritto dalla Magistratura è un segno indelebile. Solo questa è la lezione più efficace e duratura per questo tipo di persone, quindi li esorto a denunciare tutti questi casi assurdi!“.

    Un atto di coraggio quello di Emilio che, nel suo piccolo, serve a fare giustizia e a dare una, pur limitata,  risposta  alla grave situazione delinquenziale delle nostre zone, ma che, più in generale, può essere visto come un segnale positivo ed un gesto utile migliorare la nostra realtà.

    Gian Maria Manzo

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