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    Il cervello umano non è un computer. Ovvero: meglio farsi uno stile di vita che farsi male

    Tempo fa dissi al mio figlio piccolo di cinque anni che quella sera avrebbe potuto dormire dai nonni, anziché uscire con i genitori, perché si sarebbe fatto tardi.
    Ma lui rispose “No, preferisco venire con voi. Sai pa’, oramai ho un mio certo stile di vita”.
    Le abitudini, cui in parte avrebbe dovuto rinunciare…
    Ma cosa è uno stile di vita ? Un insieme di abitudini e comportamenti che si praticano con regolarità.
    Abbiamo parlato spesso dell’alimentazione e dell’attività fisica.
    Cose che non si possono seguire una volta tanto (solo prima di mettersi on costume o se ne parla dopo Natale o se gonne e pantaloni si stringono troppo). Lo stile di vita impone la regolarità.
    Ma abbiamo detto poco di un altro stile di vita: quell’insieme di comportamenti che permettono di ridurre al massimo la probabilità di farci male.
    Per una parte ci vengono incontro le Leggi. Ne cito due importantissime. Una è dedicata esclusivamente a proteggere i lavoratori: il decreto legislativo 81/2008, che molti chiamano ancora col vecchio nome di “legge 626”. Un insieme di regole che vengono messe in essere in tutti i luoghi di lavoro, a spesse del datore di lavoro (nel caso dei dipendenti pubblici dello Stato) che serve a ridurre al massimo il rischio di infortuni e la possibilità di contrarre malattie professionali.
    Chiunque è un lavoratore sa che fa bene a seguire per filo e per segno tutte le prescrizioni del medico dell’Azienda, a usare i D.P.I. (dispositivi di protezione individuale) prescritti e a seguire i corsi obbligatori per la prevenzione. Giusto per motivarci a fare attenzione dico che l’INAIL riporta per il 2012 qualcosa come 359.363 infortuni sul lavoro che hanno provocato assenze di almeno 4 giorni e 604 morti … Il bilancio di una guerra !
    Un’altra legge importante per tutelare la salute è il Codice della Strada. Qualcuno dirà “che ci azzecca”? Tantissimo: molte norme del codice proteggono non solo le cose, ma anche le persone. I limiti di velocità ad esempio. La manutenzione dei veicoli. Le strisce pedonali.
    Qui ci dovremmo soffermale su un’abitudine che è uno schifo di stile di vita. Quello di usare il telefonino mentre si guida. E ci tocca abbattere pregiudizi. Noi pensiamo soltanto che il telefono sia di disturbo al conducente perché impegna una mano. Ma questo è solo un aspetto. Il telefono impegna soprattutto l’attenzione. Ora l’attenzione del nostro cervello non è come quella del computer, quella cosa che i tecnici chiamano “multitasking” e cioè la capacità di seguire più processi simultaneamente. Ad esempio il computer ci fa fare il videogioco mentre scarica una canzone da internet e nel frattempo sta ricevendo o inviando un messaggio di posta elettronica.
    Non funziona così l’attenzione della mente umana. Se stiamo parlando a telefono stiamo attenti a quello che diciamo o sentiamo e intanto…non abbiamo un’altra attenzione di riserva: guidiamo con gesti automatici, che non funzionano per niente di fronte a un imprevisto.
    Ma la cosa più terribile è che quando finiamo di fare ciò a cui abbiamo dedicato attenzione (la telefonata), l’attenzione stessa si abbassa e stiamo meno attenti anche alla guida. La maggior parte degli incidenti da telefonino avvengono proprio in questo momento.
    Ho un bruttissimo ricordo del Natale scorso quando dovetti periziare il cadavere una giovane mamma che morì per aver sbandato con l’auto in un terribile incidente, mentre era alla guida. Non era a telefonino. Ma appunto aveva finito in quel momento di telefonare. L‘attenzione probabilmente calò alla fine della telefonata e la macchina mal controllata, finì contro un furgone che proveniva dal lato opposto.
    Non telefonare alla guida e usare le cinture sono regole che  impongono stili di vita che riducono grandemente i rischi. Esse vanno seguite sempre.
    Ma io voglio finire queste semplici note con un appello ad inventare un nuovo stile di vita.
    Che potrebbe partire proprio da Angri. Lo stile di vita che chiamerei (siamo in tema di attenzione)… ”attenti all’attentatore”.
    L’attentatore è ad esempio chi brucia la plastica nelle campagne, chi getta rifiuti fuori tempi e luoghi stabiliti. Perché attenta alla nostra salute. Cominci l’amministrazione con una severissima ordinanza contro chi brucia cose che debbono essere smaltite in altri modi. Lo “stile di vita” di un’amministrazione severa con gli inquinatori fa bene alla salute di tutti.
    E diamo noi una mano. Stando “attenti” seguire le norme e perché no, anzi proprio sì, a denunciare chi mette in pericolo la nostra salute. Con i modi che abbiamo spiegato qualche articolo fa…

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