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    Il Can. D’Antuono e la Santità ad Angri

    Sul numero di marzo scorso di ANGRI’80 ho tratteggiato la figura del Canonico Luigi D’Antuono, stimato predicatore e amico di San Luigi Guanella nonché avo del nostro sacerdote novello don Mattia D’Antuono, recentemente ordinato nella stessa Chiesa in cui fu Canonico il suo antenato.
    Per le opere guanelliane il nostro Canonico ebbe a scrivere diversi libretti a carattere religioso e vari editoriali sul periodico “La Divina Provvidenza”, che testimoniano l’amicizia, la stima reciproca e la sinergia d’intenti che legava i due sacerdoti.
    Anche nell’autobiografia del Guanella (“Le vie della Provvidenza”, edizioni San Paolo), nel capitolo XXII, si legge di un intervento risolutivo del D’Antuono per organizzare un viaggio a Roma, fortemente desiderato dal Santo; altro chiaro “segnale” della familiarità che sussisteva fra i due religiosi.
    Articoli e libretti del D’Antuono per le opere guanelliane vennero stampati nei dintorni di Como, dove operò il Santo, e uno soltanto fu pubblicato ad Angri nel 1892, per i tipi della Tipografia De Angelis; si trattava della biografia della Serva di Dio Suor Chiara Bosatta dal titolo “Un primo fiore svelto dal giardino della piccola casa della divina provvidenza della città di Como e trapiantato in cielo”. Dalla lettura del testo, definito dall’autore uno “scritterello”, emergono dei dettagli che trovano ampi riscontri con altri esempi di santità angresi. Nello specifico, il capitolo XXVI descrive l’amicizia intercorsa fra don Bosco e il Guanella con una dovizia di particolari che lasciano trapelare come il D’Antuono abbia, se non frequentato, almeno conosciuto personalmente San Giovanni Bosco e le sue opere; d’altro canto, in virtù del suo incarico di predicatore, non deve meravigliare se nei suoi viaggi nel nord d’Italia abbia avuto modo di entrare a contatto con l’opera dei Salesiani.
    Nello “scritterello” il D’Antuono prima si dilunga nell’esporre il tragitto, partendo dalla linea del tram che conduceva alla Consolata, indicando addirittura il numero di passi, per raggiungere la chiesa di don Bosco, il passaggio nei vari ambienti e piani dell’edificio fino all’alloggio del Santo; poi ne descrive minuziosamente le fattezze e le doti caratteriali, concludendo con una grande lode per il suo operato, asserendo che “… moriva nel 1888 lasciando un numero senza numero di alunni nelle sue centocinquanta case.” E prosegue nel suo scritto riferendo dei ripetuti incontri fra don Bosco e il Guanella e di come quest’ultimo abbia ricevuto preziose indicazioni e incitamenti per continuare la sua opera in Como e a Pianello Lario.
    Sul carisma del Guanella sono tutte concordi varie testimonianze, venute alla luce durante il suo processo di beatificazione, fra le quali si ricorda quella di Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il quale ebbe modo di affermare che “… rimasi in continui rapporti spirituali con don Guanella fino alla morte ed ebbi occasione molte volte di valermi della sua opera di consigliere anche in occasioni difficili …”
    Alla luce di queste notizie è lecito ipotizzare che il Canonico D’Antuono, rientrando ad Angri dai suoi periodici viaggi missionari, abbia avuto modo di commentare le sue esperienze e le impressioni ricevute durante i suoi uffici con l’Abate, con i Canonici della Collegiata e con gli altri sacerdoti del paese e della diocesi, “veicolando” idee, propositi e progetti di così grandi uomini di Fede. Ed è altrettanto ovvio ipotizzare, quindi, che se Sant’Alfonso Maria Fusco, che successe proprio al D’Antuono nel Canonicato della nostra Collegita, o l’altro Fusco di Pagani misero in atto opere analoghe e costituirono delle congregazioni religiose fu perché certamente le loro intenzioni vennero influenzate e stimolate anche dai risultati conseguiti da don Bosco e da don Guanella!
    Per chi ha Fede è innegabile ritenere questi eventi frutto dell’azione di quello che chiamiamo Spirito Santo e che abbia agito in sinergia con altri sacerdoti per far nascere grandiose opere note oggi a tutte le latitudini ed è, quindi, lecito affermare che il Canonico D’Antuono, forse inconsapevolmente, ha suscitato segni di santità ad Angri e nella diocesi di Nocera de’ Pagani, all’epoca non ancora unita con quella di Sarno. Sarebbe auspicabile, infine, approfondire la conoscenza dell’opera del D’Antuono sul finire dell’800 in seno alla diocesi, stante anche l’assoluta mancanza di notizie presenti nell’Archivio della Collegiata.
    Giancarlo Forino
    Associazione PanacèA

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