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    Diario del direttore artistico-7

    Settimo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    03/02/2014

    Rimasto bloccato da logiche lavorative, che talvolta mi fanno assomigliare più ad uno schiavo che ad un pubblico dipendente, e non avendo potuto prendere parte alla rappresentazione di ieri sera, mi sono informato per sapere com’è andata.

    Apprendo che il doppio spettacolo di Progetto Danza – composto da una prima parte, intitolata Silence e una seconda, Sensuality and simplicity – in programma ieri, è stato molto suggestivo. In effetti, quello che avevo visto durante le prove già lasciava presagire che la performance sarebbe stata di ottimo livello.

    Il particolare stile di danza delle ragazze guidate da Rosa mi ha fatto riflettere su una cosa che ho letto da qualche parte tempo fa. Kleist, un drammaturgo tedesco che visse a cavallo tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, diceva che i movimenti del corpo sono «turbati dalla coscienza». Perciò, secondo lui, era proprio la spontaneità a consentire all’attore, e tanto più al danzatore, un giusto rapporto con il proprio corpo.

    L’ipotesi di Kleist mi si è riproposta alla mente, quando andai ad assistere alle prove delle coreografie di Progetto Danza. Non a caso chiesi a qualcuna delle ragazze fino a che punto il corpo del danzatore (intendendo per corpo la complessità dei pensieri, delle volontà dei sentimenti) dev’essere libero dagli impacci della consapevolezza? La danza è frutto di un’espressione istintiva, o piuttosto il risultato di una precisa consapevolezza dei propri gesti e delle proprie espressioni?

    Io credo che chi danza conferisca in chi la esercita una maggiore percezione delle più intime sensazioni del corpo. E questo avviene, a maggior ragione, per i danzatori contemporanei. A differenza del tradizionale balletto, che pur con tutti i suoi meriti ginnici e spettacolari, aveva finito per ingabbiare i corpi in una serie di figure standardizzate, le nuove esperienze coreografiche, e a buon diritto tra esse ci sono quelle di Rosa e del suo Progetto Danza, pur fondandosi su una rigorosa disciplina tecnica, offrono la possibilità di una nuova luce interpretativa.

                                                                                                                                                                                         Vincenzo Ruggiero Perrino

    La chiave di lettura della danza contemporanea si basa su due principi fondamentali. Il primo è la restituzione alla danza di una sua narratività, non meramente decorativa (com’era appunto per i balletti tradizionali, spesso impiegati come contorno di spettacoli lirici). Il secondo è, come dicevo prima, la grande importanza data al corpo, non solo come strumento atletico (se ci si volesse fermare a quello basterebbe la sola ginnastica ritmica), ma come mezzo per esprimere arte.

    Che è appunto quello che fanno le ragazze di Progetto Danza.

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