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    Diario del direttore artistico-5

    Quinto appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

     

    19/01/2014

    Il secondo spettacolo del cartellone di quest’anno è l’Andrea Anonimo’s lab, che è andato in scena stasera. Sono arrivato in teatro un po’ prima che cominciasse l’esibizione del cantastorie napoletano; sono andato dietro le quinte e l’ho salutato, ringraziandolo di essere con noi per la rassegna.

    Una ventina di minuti più tardi, dopo una breve presentazione, è cominciato il concerto di Andrea, che ha proposto alcune perle (anche meno conosciute, almeno a me) del repertorio classico napoletano, insieme con alcune sue composizioni. In particolare su queste ultime vorrei dire che la canzone ispirata alla storia di Carlo Pisacane – della quale il nostro cantastorie ha scritto versi e musica – meriterebbe veramente di finire in classifica, per quanto la sua melodia è bella. Inoltre, Andrea ha proposto tre brani da lui composti sulla base lirica di alcune poesie di Giovanni Pascoli.

    A proposito di queste, ascoltandole, mi sono reso conto di quanto musicale fosse la poesia di Pascoli, con le sue rime, le assonanze, le onomatopee. E il tessuto sonoro che Anonimo ha realizzato per esse si sposa molto bene con i ritmi e le cadenze della lirica pascoliana. Sicuramente, il poeta avrà ascoltato con piacere e compiacimento quest’esperimento sui suoi versi.

    Altra piacevole particolarità di questo “laboratorio” è stata la declamazione di tre componimenti poetici, scritti di proprio pugno. Ispirate a fatti reali, queste poesie (due in napoletano e una in italiano), hanno approfondito l’aspetto narrativo del ruolo del cantastorie. Infatti, con brevi pennellate, il Nostro ha dipinto episodi legati a figure della quotidianità (signore che si prendono cura di altre signore in ospedale; un parcheggiatore abusivo sui generis; la storia di una reciproca seduzione, immaginata più che reale, sullo sfondo di una scala condominiale), che in un certo qual modo richiamano alla mente quell’idea di “napoletanità”, troppo spesso fraintesa e distorta.

    Le due ore e più del concerto sono volate in fretta, concluse con un bis: la “favola” de Lu guarracino, canto tradizionale napoletano, ideale conclusione per apprezzare ancora una volta la virtuosistica tecnica chitarristica e canora di Anonimo, persona di profonda cultura e dall’animo pieno di quella napoletanità vera, nobile e sincera.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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