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    Diario del direttore artistico-19

    Diciannovesimo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

     

    31/03/2014

    Ieri sera sono stato al teatro ad assistere a Scoppiato amore del Teatrogrimaldello. Lo spettacolo, al quale ha assistito un pubblico particolarmente partecipe, mi ha entusiasmato. Su una scenografia minimale, e forti di una preparazione “atletica” di prim’ordine, i tre attori (Antonio Grimaldi nelle vesti di Arlecchino e Pulcinella; Cristina Milito Pagliara in quelle di Colombina e Gemma De Cesare in quelle di Rosaura) hanno dato vita ad una storia d’amore sui generis, narrata attraverso un continuo gioco linguistico, che spaziava dal dialetto veneziano a quello siciliano, da quello milanese a quello napoletano.

    La storia, vagamente ispirata ai testi goldoniani, in qualche modo ricalcava i modi e i ritmi delle fabulae della Commedia dell’Arte. A cominciare, appunto, dalla fantasmagoria linguistica. Ma dalla Commedia dell’Arte proviene anche la recitazione estremamente fisica del trio in scena: salti, capriole, posizioni innaturalmente plastiche dei corpi a sottolineare determinate emozioni o stati d’animo. Ancora: l’uso di oggetti simbolici e di musiche (meglio dire canzoni vere e proprie) note al pubblico, teso a creare un universo scenico, in cui tutto è plausibile, finanche essere colpiti da una revolverata e non morire! E, infine, anche lo scendere tra il pubblico, è una trovata chiaramente proveniente da quell’esperienza gloriosa del teatro italiano di qualche secolo fa.

    Su per giù i fatti sono questi: Arlecchino arriva per servire in casa di Rosaura, ma vi trova soltanto Colombina, dal momento che la padrona è partita per un viaggio per distrarsi dal recentissimo lutto del marito. Tra i due nasce l’amore, coronato da un matrimonio (con tanto di sette nani e porcellini tra gli invitati, che si esprimono in dialetto siciliano), che altrettanto rapidamente finisce con una brusca separazione. Colombina, afflitta e sconsolata, viene raggiunta dalla padrona di casa, anch’essa distrutta dal dolore per la perdita del consorte.

    Le due donne sembrano un po’ disorientate dal loro dolore, e anche quando arriva Pulcinella a portare “una bella cosa”, sono incapaci di cogliere l’occasione. Ritorna, poi, Arlecchino, e Colombina fraintendendo che tra lui e Rosaura possa esserci una tresca pensa bene di vendicarsi. Ma alla fine, come detto, nessuno muore, nonostante le revolverate.

    Teatrogrimaldello ha dato prova di un sapiente equilibrio degli elementi scenici: una recitazione misurata e plausibile, nonostante l’evidente sperimentalismo di alcune soluzioni; un uso totale dei corpi in scena e un uso totale dello spazio a disposizione. Insomma, una rivisitazione del canone della Commedia dell’Arte, che, pur senza appiattirsi su scelte estetiche di maniera, ne ha restituito un’idea fedele e piacevolmente nuova. Il che, di questi tempi, non era una cosa facile…

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