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    Diario del direttore artistico-1

    Primo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    26/12/2013

    Piove. Incredibilmente. Ieri, giorno di Natale, era una giornata soleggiata. Il 24 c’era talmente tanto sole che a tratti sembrava quasi che le temperature fossero meno rigide del solito. Invece, oggi, giorno della conferenza stampa di presentazione della terza edizione della rassegna teatrale “Angri a teatro”, della quale sono direttore artistico, piove. Ma non piove semplicemente: ‘o Pataterno s’è scurdato ‘e ll’acqua.

    L’appuntamento è per le undici al Teatro Oratorio S. Caterina, in piazza don Enrico Smaldone. Arrivo un quarto d’ora prima e trovo già i due Antonio e Teresa Francese che stanno sistemando la sala. Cerco nella mia memoria di ricordare se abbia dimenticato di avvertire qualcuno degli artisti in cartellone. No, mi pare proprio di aver chiamato tutti. Spero che non tutti si lascino scoraggiare dal tempo infelice.

    Dovrebbe arrivare pure il primo nome in cartellone: Peppe Lanzetta. I minuti che ci separano dalle undici passano velocemente. Qualcuno comincia ad arrivare: Alfonso Sessa, Lello Raiola, Nicola De Angelis. Ci raggiunge anche qualche amico/a di Anziteatro: Carmela, Silvana, mio cugino Giuseppe.

    Si fanno le undici e dieci. Mi affaccio sulla porta per vedere se la pioggia sia rallentata un po’. Invece no: piove esattamente con la stessa intensità di prima. Chiamo mio fratello Sergio, senza l’interessamento del quale non avremmo mai avuto Lanzetta in programma, per sapere se l’attore napoletano è arrivato ad Angri. Invece, ha appena chiamato, dicendo che il tempo è troppo brutto per partire.

    Rientro e diamo inizio alla conferenza. Sul palco prendono posto con me alcuni dei protagonisti di questa edizione. Racconto al pubblico – tra il quale si segnala la clamorosa (ma pressoché scontata) assenza dei tanti giornalisti che affollano i fogli cartacei e telematici di informazione locale – quello che vedremo quest’anno. Effettivamente, rispetto alla scorsa edizione il cartellone è diventato ancora più ricco e vario: dal 5 gennaio all’8 giugno il pubblico potrà assistere a sedici spettacoli, tra teatro, danza, musica, illusionismo.

    Quando termino, una dozzina di minuti più tardi, la mia chiacchierata, vedo entrare mio fratello dal fondo della sala. Noto che ha portato dentro l’ombrello chiuso: segno che non piove. Se avesse continuato a piovere, il suo ombrello sarebbe stato bagnato e l’avrebbe lasciato fuori. Penso: “non poteva smettere un po’ prima e faceva venire qualche altra persona?”.

    Antonio D’Andretta dal pubblico ricorda, giustamente, che, come per i due anni precedenti, la rassegna è organizzata in piena autonomia senza alcun contributo pubblico se non quello degli spettatori e di qualche sponsor.

    Gigino sottolinea nuovamente il ruolo della Congrega di Santa Caterina, retta da Pasquale Zenna, alla quale è dovuto un particolare ringraziamento, dal momento che mette a disposizione la sala per le attività teatrali ed altre iniziative socioculturali. E precisa, mi sembra giusto, che se la rassegna è organizzata senza fondi pubblici, è anche perché l’organizzazione non ha mai ritenuto di doverli richiedere.

    Rimarcando quest’autonomia, Antonio Lombardi (spalleggiato da Silvana Dangelo) insiste nel sottolineare che il nostro intento resta invariato: promuovere movimento di idee, avvicinare un pubblico sempre più numeroso e vasto al mondo del teatro, far sì che si possa tornare a parlare e a fare cultura in autonomia e libertà, far conoscere talenti angresi e non angresi al pubblico cittadino e non solo e favorire lo scambio di idee fra gli artisti che calcano il palcoscenico del teatro di Santa Caterina.

    In effetti, è quello che facciamo da sempre: cercare di far ritornare negli angresi la voglia di vivere il paese, rivendicando con convinzione la realizzazione di strutture e servizi che, come il teatro, favoriscono la socializzazione e danno un senso alla parola “comunità”.

    Gli artisti che sono con me sul palco parlano un po’ delle loro personali esperienze. Giovanni D’Andretta e Enzo De Vivo lasciano trapelare qualche  dettaglio sulla divertente commedia che rappresenteranno a maggio. Alfonso Sessa anticipa qualche cosa dello spettacolo che porterà in scena a fine aprile e che racconterà la nascita dell’idea del Purgatorio. Lello Raiola, che quest’anno presenta, con il suo neonato gruppo “Napulitanamente”, uno spettacolo sulla Napoli di ieri e di oggi, riflette sul fatto che iniziative come la nostra sono utili anche come luogo e momento di scambio di esperienze tra interpreti. Lui ne è la prova vivente, dice, visto che grazie alla partecipazione alla rassegna dello scorso anno, ha riscoperto la voglia e il piacere di fare teatro. Nicola, che l’anno scorso recitò un mio monologo (e quest’anno farà altrettanto), si associa agli altri nel salutare favorevolmente l’iniziativa e, poi, racconta al pubblico cosa pensa di me come autore. Ne dice talmente bene che non posso che arrossire e ringraziarlo.

    Chiacchierando chiacchierando è passata un’oretta abbondante. Infatti, è passato mezzogiorno e mezzo quando chiudiamo la conferenza. Fedele al vecchio adagio, che vuole che una volta compiuto il dovere bisogna poi dedicarsi al piacere, saluto tutti e mi avvio verso casa, dove mi aspetta un pranzo con tutti i parenti e familiari. Tuttavia, penso che vivere il teatro e proporre qualcosa di coinvolgente, interessante alla gente del proprio paese, stimolare un dibattito critico, insomma fare cultura, sia tutto fuorché un faticoso “dovere”. O, per lo meno per me, è un vero e proprio piacere.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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