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    Cosimo Rega: dal carcere al teatro-sociale per capire l’importanza della libertà

    Il 21 luglio scorso il Palazzo Doria di Angri si è trasformato in un teatro-sociale grazie all’attore Gianluigi Esposito, presidente dell’Associazione Culturale Luna Nova, al SindacoPasquale Mauri e all’Assessore ai Servizi Sociali Annamaria Russo che hanno ospitato la Compagnia Stabile Assai Casa di Reclusione di Rebibbia. In scena Bazar, un coinvolgente spettacolo il cui testo, tratto dalle reali esperienze vissute dai detenuti, ha fatto rivivere al numeroso e attento pubblico le loro dolorose e personali vicissitudini attraverso intrecci, tormenti, colpe e simboli. Uno spettacolo in cui i destini dei reclusi e degli attori si mescolano inevitabilmente.

    Per chi vive l’esperienza di reclusione il teatro diventa un prezioso strumento di riscatto, di cambiamento, di ripartenza e di riflessione nella concreta affermazione della propria dignità umana. La Compagnia Stabile Assai è il più antico gruppo teatrale penitenziario italiano. Il suo esordio è del 1982 al Festival Internazionale di Spoleto e in 31 anni di carriera hacollezionato diversi riconoscimenti tra cui la Palma d’Eccellenza del Premio Cardarelli (2007), il Premio Troisi(2011) e la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la valenza artistica della sua opera sociale (2013).

    Tra gli attori, l’angrese Cosimo Rega, meglio conosciuto come Sumino ‘o Falco ex boss della camorra condannato all’ergastolo, che ora grazie all’arte e al suo impegno usufruisce dell’art. 21, assegnatario ossia del lavoro all’esterno in condizioni idonee garantendo l’attuazione positiva degli scopi previsti dall’art.15. Ma chi è davvero Cosimo Rega? Attore, scrittore, regista, ergastolano. Una vita segnata da eventi che l’hanno visto coinvolto, in gioventù, nello spietato contesto della camorra salernitana. A trentotto anni scopre la tremenda realtà carceraria e sente la necessità di sfuggire ad una vita silenziosa priva di libertà. Non si avvilisce e studia, si nutre delle opere dei migliori drammaturghi, si avvicina al teatro alleviando così il suo lacerante dolore.
    La svolta avviene quando incontra i fratelli Taviani che gli propongono di girare un film “Cesare deve morire”, premiato alla 62esima edizione del Festival di Berlino con l’Orso d’Oro. Riceve otto candidature ai David di Donatello 2012, tra le quali quelle permiglior film e miglior regista e ne vince 5. L’apposita Commissione lo seleziona quale candidato italiano all’Oscar al miglior film straniero 2013. Rega inoltre, comprende glierrori/orrori del passato scrivendo anche un libro “Sumino ‘o Falco – Autobiografia di un ergastolano” che lo aiuta a riscattarsi moralmente.

    Oggi è un uomo nuovo e rappresenta il simbolo di un importante progetto rieducativo. “La recitazione per me è stata terapeutica, – ha raccontato Rega – attraverso un viaggio interiore ho imparato a conoscermi meglio, a capire gli altri e a fare i conti con le mie colpe. L’arte mi ha ridato la libertà di pensare e di agire evitando di incattivirmi in cella.”
    E proprio in merito alla situazione carceraria italiana ha detto: “Le carceri così come sono oggi, non servono a nulla, sono solo un danno per la società. L’uomo si abitua a tutto e quando non c’è nulla si costruisce solo potenziale criminale. Ci si abitua a non sentire dolore. Le carceri dovrebbero invece stabilire una pena che garantisca al detenuto il recupero fornendo strumenti quali l’arte, il lavoro, i libri incentivandolo così a riflettere sulla sua condizione. Non ho mai voluto sopravvivere al carcere, ho fatto teatro per vivere e attraverso esso ho riscoperto le emozioni, le paure, le ansie, il dolore.”

    Riguardo alla libertà e allo scopo di questo teatro sociale Antonio Turco, fondatore della Compagnia Stabile Assai, ha dichiarato:“La libertà è il concetto principale che anima la nostra Compagnia da 30 anni. Utilizziamo il teatro come uno strumento di riabilitazione terapeutica, di risocializzazione, di recupero dei detenuti-attori. I riconoscimenti ottenuti negli anni dimostrano che probabilmente c’è una sensibilità sociale e una disponibilità alla solidarietà molto più di quanto si pensi. Questo spettacolo parla di problematiche legate al disagio esistenziale di persone che nell’arco della loro vita hanno avuto la sfortuna di vivere il carcere. I detenuti che fanno parte della compagnia, semiliberi in art. 21, tutti i giorni hanno i loro spazi di libertà perché vanno a lavorare all’esterno. La libertà – ha continuato – è una sensazione soprattutto interna, in quanto ci si può sentire non liberi nel contesto sociale, ma liberi all’interno di una cella. Il problema è trovare la forza per poter dimostrare agli altri che dal carcere si può offrire una visione completamente diversa da quella che ha la società. E’ un posto dove c’è tanta umanità, molta più di quanta ce ne sia all’esterno e la Compagnia lo testimonia con gli spettacoli. Noi siamo i principali esponenti in Italia di quel concetto fondamentale che viene definito drammaturgia penitenziaria e dove l’aggettivazione “penitenziaria” è di gran lunga più importante del concetto teatrale. Noi non amiamo i registi che propongono De Filippo, Brecht o altro perché amiamo l’idea di raccontarci. E’ l’unica compagnia che mette in scena, infatti, testi inediti scritti dagli operatori e dai detenuti sulle principali tematiche del disagio sociale.”

    Gianluigi Esposito, invece, spiega l’importanza di “Bazar” e del teatro-sociale ad Angri:“L’ho voluto per i giovani che spesso si lasciano tentare dal falso mondo della camorra. L’ho voluto per attaccare sul piano culturale la criminalità. Perché la camorra è un fenomeno culturale ed è su quel piano che bisogna combattere. Bisogna far capire ai giovani, attraverso il racconto di quei protagonisti negativi, che la malavita non paga. Rega è stato un camorrista degli anni ’90, ha trascorso più di tre decenni in carcere, solo uno come lui può spiegare bene cosa significa essere camorristi, cosa significa vivere il carcere. Lo Stato dovrebbe incentivare il recupero dei detenuti per dare loro la possibilità di un riscatto sociale, diventando loro stessi paladini della legalità. Vorrei che iniziative del genere servissero ad accrescere la coscienza civica della società che deve accogliere il detenuto intento a chiudere con il suo passato. Quando accresce nel pubblico il desiderio di capire, la voglia di confrontarsi, il teatro, quello vero è sempre sociale.” 

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