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    Angri nel 1795

    La copertina del Dizionario

    Nel Dizionario Geografico – Istorico – Fisico del Regno di Napoli, redatto dall’abate Francesco Sacco e pubblicato nel 1795, compare una succinta descrizione di Angri dalla quale si apprende che, oltre alla presenza delle parrocchie di San Giovanni Battista e di San Benedetto, nonché delle tre Confraternite di Santa Margherita, Santa Caterina e della Madonna del Carmine, del convento domenicano e di un numero imprecisato di chiese pubbliche di mediocre disegno, vi sono circa 15.000 residenti. Si producono grani, granidindia, legumi, frutti, vini e pascoli per armenti. Ma la notizia di rilievo è che questa Terra è rinomata nella storia letteraria per aver data la nascita al filosofo e teologo Agostino De Angelis che fiorì nel XVII secolo.
    Nel Volume II del Dizionario storico universale ovvero Biografia degli uomini illustri e memorandi quali furono dal principio del mondo fino ai dì nostri opera pubblicata da una Società di dotti francesi in Francia nel 1830 è scritto che il De Angelis fu Professore dell’Università romana della Sapienza e vescovo della diocesi di Umbriatico (Cosenza) tra il 1667 e il 1681, dove si distinse per la cura delle anime e lo zelo apostolico. Nel 1670 vi istituì un Monte Frumentario, ovvero una sorta di banca rurale delle sementi, amministrato da due sacerdoti, con cui ad ottobre di ogni anno si anticipava ai contadini il grano necessario per la semina; gli stessi lo restituivano al termine del raccolto versando un sedicesimo di tomolo in più a mo’ di interesse.
    In quei decenni le coste calabresi erano funestate dalle incursioni saracene e nel 1675 il prelato scriveva “At incolas, et populos habet pauperissima, quia sub dominorum, vel baronum dominium tot oneribus premitur, tot angarijs vexantur, tot fraudibus circumveniuntur, ut vix ijs liceat miserrime vivere; non illis tuta est vita, non res, non uxor, ut propterea mihi videantur esse non homines liberi; nonnulla eorum ex turcica tirannide liberati, optaverunt ad partes turcorum remeare”. Che in sintesi significa che molti fra i contadini della diocesi rapiti dai pirati e destinati ad essere schiavi, una volta liberati preferivano non tornare in patria perché l’oppressione dei feudatari era più pesante della stessa schiavitù.
    Fra le opere più celebri del De Angelis si ricordano Lectiones theologicae de Deo clare viso, omnia sciente, nos praedestinante ac omnia creante, in summam contractae, Roma, 1664; Eiusd. De Deo, ut Trino, et ut Incarnato, Roma, 1666; Homologhia, seu Consensus Historiae Ecclesiasticae ec., Roma, 1667.
    Giancarlo Forino
    Associazione PANACÈA

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