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    Al Liceo La Mura Conversazioni Senza Sbarre. Cosimo Rega incontra gli studenti

    Al Liceo La Mura Conversazioni Senza Sbarre
    Cosimo Rega incontra gli studenti

    La scuola riveste un ruolo centrale nella diffusione tra i giovani della cultura della legalità e della convivenza civile e non sono rari i convegni, i dibattiti, le tavole rotonde, che vedono protagonisti le forze dell’ordine o altre autorità preposte al rispetto delle regole. Tuttavia il Liceo “La Mura” di Angri quest’anno ha scelto anche modalità diverse per affrontare l’argomento: il confronto diretto con chi sta pagando per aver violato la legge.
    “Sono un ex camorrista, ma sarò per sempre un assassino”- così Cosimo Rega, l’ex boss della camorra di Angri, un tempo noto come Sumino ‘o falco, oggi recluso nel carcere di Rebibbia, si è presentato nell’aula magna del Liceo “La Mura” gremita di studenti. La spontaneità disarmante dell’affermazione, questa sua dichiarazione di colpevolezza ha strappato subito l’applauso degli astanti e ha suscitato la commozione della moglie, Gelsomina, presente al suo fianco.
    Già ad aprile, grazie al progetto Biblioteca d’evasione, finanziato dalla Regione Campania e patrocinato dall’Associazione Italiana Biblioteche-sezione Campania, era stato possibile offrire ai ragazzi del Liceo angrese un’esperienza forte: incontrare a Nisida i detenuti e gli educatori del carcere minorile e conoscere da vicino i protagonisti di una realtà che a volte può sembrare irreale perché vissuta attraverso lo schermo dei media.
    Anche Cosimo Rega, fino a quel momento, per i giovani studenti era solo il protagonista della sua autobiografia, che avevano letto perché invogliati da qualche docente. E invece, tra lo stupore generale, dopo mesi di contatti e trattative, si è materializzato davanti agli occhi di tutti, accettando di sottoporsi alle copiose e anche scomode domande, non per discolparsi né per ottenere un perdono che lui stesso non sa darsi: “dire che provo vergogna, è riduttivo”. E ancora, ripensando alle vittime – “non penso che ho ucciso ma che ho lasciato sulla mia strada vedove e orfani” – afferma durante il colloquio.
    L’incontro è stato moderato dal Dirigente scolastico del liceo, Filippo Toriello, e ha visto la partecipazione di Caterina Barba, assessore alla P.I. del Comune di Angri, di Giuseppe Vitiello, referente del Presidio Libera di Angri e di don Luigi La Mura, da tempo vicino alla famiglia del detenuto.
    Rega è ritornato nella sua terra di origine per spiegare che oggi è un uomo diverso, segnato da un “fine pena mai”. Ha esortato i giovani a non sbagliare, come lui, perché la libertà è un bene troppo prezioso per poterlo perdere. Ha parlato della sua rinascita e del suo riscatto grazie al teatro. La contrapposizione
    tra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo evoca quasi personaggi di manzoniana memoria quale Fra’ Cristoforo o ancor più l’Innominato. A fare da spartiacque tra il prima e il dopo la pronuncia della sentenza all’ergastolo, o meglio, il codicillo che vi era aggiunto: Interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale durante la pena,
    unita e proteggere la famiglia e di nutrire e mantenere vivo l’amore, resistendo anche alla barriera della cinta muraria del carcere.
    Oggi non nasconde più la cruda verità Cosimo Rega, ma la sbandiera ai quattro venti, perché serve a dimostrare che una redenzione è possibile, anche per chi è caduto rovinosamente, e nel percorso di risalita un ruolo importante ha lo studio.
    A sentirlo parlare in maniera così fluida e corretta, come ha sottolineato il dirigente scolastico, si stenta a credere che la sua carriera scolastica si sia fermata alle elementari.
    Il suo “desiderio di apparire” lo aveva in gioventù condotto sulla cattiva strada. Forse questo stesso desiderio lo ha portato a fondare a Rebibbia la compagnia di detenuti-attori e a calcare le scene del teatro con “Natale in casa Cupiello”, “Napoli Milionaria” fino al premio al festival di Berlino per l’interpretazione di Cassio nel film dei fratelli Taviani “Cesare deve morire”.
    Ha raccontato come trascorre l’incommensurabile tempo chiuso nella sua cella, leggendo e traducendo Shakespeare in dialetto napoletano e ha concluso dando a tutti i presenti un saggio della sua abilità artistica declamando in dialetto napoletano il proemio dell’Inferno di Dante.
    Una testimonianza importante quella di Cosimo Rega su come non solo le istituzioni e gli affetti familiari, ma anche la cultura possa avere un potere riabilitativo e possa restituire dignità all’uomo che ha deviato dalla retta via.
    Prima di lasciarci la promessa di ritornare nei panni di attore nella sua ultima fatica, l’ “Amleto”.
    Maria Luisa Califano

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