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    Una memoria del ventennio fascista ad Angri. Nella Collegiata di San Giovanni Battista, un calice da Messa sui cui è impresso il fascio littorio.

    Siamo ormai abituati ad associare ad un logo aziende, eventi, istituzioni, ecc., perché le regole di mercato e quelle di diffusione dell’informazione ci impongono di riconoscere visivamente un qualunque interesse (oggetto, prodotto, attività, ecc.) attraverso un’immagine univoca. Tra l’altro anche filosoficamente il concetto di logos individua l’enunciazione della “differenza” o segno distintivo che individua qualcosa.
    Questo persuasivo strumento di comunicazione, a giudizio di molti, è un’invenzione recente; in realtà si tratta di un dispositivo ben noto almeno fin dall’epoca del ventennio fascista. Il massiccio ricorso che il regime fece del proprio logo in quel periodo mai come allora è stato superato; ogni piega del contesto sociale venne permeata dell’immagine del potere centrale! Il fascio littorio apparve impresso sui tombini delle strade, sulle locomotive, sugli immobili, ecc., ecc.
    Ma ad Angri, tanto per distinguersi, si è giunti anche sull’altare!
    Che risulti a me, in nessun altro luogo d’Italia esiste, come nella Collegiata di San Giovanni Battista, un calice da Messa sui cui è impresso il fascio littorio.
    Il calice, di buona fattura, presenta tre facce su cui, oltre il fascio littorio, compaiono una croce e l’indicazione dell’anno di realizzazione: 1938.
    Questa reminiscenza angrese, unica nel suo genere, andrebbe esposta al pubblico sia per il suo valore storico sia per quello artistico.
    Giancarlo Forino
    Associazione PanacèA

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