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    Diario del direttore artistico-12

    Dodicesimo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

    25/02/2014

    Qualche giorno fa avevo scritto su questo “Diario” dello spettacolo antologico Meglio soli… o bene accompagnati, elencando quanti, fino ad ora, avevano aderito all’invito a presentare monologhi o sketches. Alle proposte già arrivate si è aggiunta pure quella di Antonio Lombardi e di Carmela e Giuseppe Calabrese di riproporre una divertente scenetta di Lillo e Greg.

    Ieri mattina ho sentito telefonicamente – ho fatto caso, e me ne dispiaccio, che i contatti con gli artisti sono per lo più telefonici, quando invece ritengo che l’ideale sarebbe incontrarsi, parlarsi guardandosi bene in viso, insomma avere un contatto umano più autentico – Nicola De Angelis.

    È necessario che io faccia una premessa al mio racconto. Io scrivo per il teatro, studio la storia del teatro, organizzo la rassegna teatrale ad Angri, cerco di essere informato sugli spettacoli teatrali che si fanno in giro per il mondo, vado a vedere ogni forma di spettacolo senza nessun preconcetto estetico. Insomma, cerco di vivere il teatro nel senso più pieno del termine. Inevitabilmente, questo mi porta ad entrare in contatto con tante persone che condividono questo “amore”.

    Tra tutte le persone che ho avuto modo di conoscere, ho collaborato soltanto con due in maniera non occasionale, con le quali ho creato un sodalizio artistico. La prima persona è Antonio D’Andretta, al quale più che una pagina di questo diario, dovrei dedicare un intero libro, per spiegare bene cosa è stata e cosa è la nostra collaborazione teatrale. Collaborazione che, è bene sottolinearlo più volte, non sarebbe assolutamente possibile senza tutti i ragazzi e le ragazze di Anziteatro (ai quali presto dedicherò un racconto di questo diario). L’altra è Nicola.

    Come già detto, Nicola lo scorso anno aveva interpretato molto convincentemente un monologo scritto da me. Conosco Nicola praticamente da quando ho iniziato a scrivere per il teatro, una quindicina o forse più di anni fa. All’epoca, lui, insieme con Vincenzo Novi aveva dato vita ad un duo di cabaret, i Duodeno – per altro, un nome veramente geniale. Ricordo di avergli fatto leggere i miei primi atti unici (alcuni dei quali poi sono stati messi in scena da Antonio e pubblicati in un volumetto dal titolo Visioni di identità nascoste), di ispirazione beckettiana.

    I due monologhi che ho scritto per lui, quello dello scorso anno (I. T. A. L. I. A.) e quello di quest’anno (I finti buoni e i veri cattivi), hanno un’impostazione un po’ diversa, diciamo pure di impegno civile. Nicola ha un approccio così entusiasmante alla scena, è capace di tirare fuori delle idee di tale intelligenza (per esempio che l’uomo incatenato, protagonista dell’atto unico dell’anno scorso, dovesse indossare un’anonima tuta bianca, che lo rendesse uno tra i tanti, un anonimo tra gli anonimi, fu un’idea sua), che completano le parole del testo, aiutandole ad esprimere tutta la loro carica “politica” (intendendo per “politico” qualcosa di riferibile alla “polis”, alla società civile, e non a quei quattro lebbrosi che usurpano il titolo di onorevole).

    Ovviamente non vi anticipo quello che è riuscito a immaginare per quest’anno. Resta il fatto, che non avrei potuto sperare di trovare interprete migliore e così in sintonia con il mio pensiero, per tutta una serie di suggestioni e di ideali.  

    Vincenzo Ruggiero Perrino

     

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