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    Elaborazione di dati forniti dalla U.O.S. Servizi Demografici – Quanto vivono gli Angresi?

    Figura 3
    Come da consuetudine, la durata media della vita di questi angresi si potrebbe eguagliare alla speranza di vita alla nascita, cioè un indicatore demografico che rappresenta il numero medio di anni che oggi un/a neonato/a potrebbe aspettarsi di vivere se, nel corso della sua esistenza futura, fosse esposto/a agli stessi rischi di morte osservati nello stesso territorio geografico e durante lo stesso arco temporale.

    È necessario precisare che, per uno studio più rigoroso, ci sarebbe bisogno di strumenti di analisi più sofisticati che tengano conto della variabilità di questi rischi (che potrebbero ridursi nel tempo) e dipendenza di essi da vari fattori (zona di residenza, status socioeconomico, livello d’istruzione, accesso a cure sanitarie). È chiaro, infatti, che solo nell’ipotesi di completa stazionarietà dei rischi di morte, se un neonato nascesse oggi potrebbe aspettarsi di avere davanti a sé una vita di durata espressa da tale indicatore. Sulla base di questa definizione,
    l’aspettativa di vita di una neonata angrese sarebbe quindi di 79,3 anni, mentre un neonato potrebbe aspettarsi di vivere 73,9 anni.
    Inevitabile è il confronto con i dati regionali e nazionali*
    che, tuttavia, si riferiscono al solo anno 2018 e quindi ad un periodo di osservazione più breve.
    Dai dati del 2018, la speranza di vita in Campania è stata pari a
    79,2 anni per gli uomini e
    83,7 anni per le donne,
    le più basse tra tutte le regioni italiane.
    La speranza di vita in ITALIA è stata invece pari a
    80,8 anni per gli uomini e
    85,2 anni per le donne.
    La vita media degli uomini angresi
    è stata quindi di 5,3 anni più breve rispetto alla vita media regionale
    e 6,9 anni più breve rispetto alla vita media nazionale.
    Per quanto riguarda le donne,
    invece, c’è stata una differenza di 4,4 anni con la media regionale
    e 5,9 anni con quella nazionale.
    Se, invece, si effettuasse il confronto solo per il 2018 (anno in cui ad Angri si sono avuti 285 decessi, di cui 136 uomini e 149 donne) ne risulterebbe un gap di longevità leggermente minore: per gli uomini il gap sarebbe di 3,7 anni in meno rispetto alla media regionale e 5,3 anni in meno rispetto alla media nazionale; per le donne, invece, lo scarto sarebbe di 3,0 anni con la media regionale e 4,5 anni con la media nazionale.
    Infine, a partire dati mostrati in Figura 3, è stato ipotizzato, in maniera del tutto approssimata, un possibile trend di variazione nel tempo dell’età media degli Angresi, abbandonando l’ipotesi di completa stazionarietà dei fattori che influenzano i rischi di morte.
    Il trend è stato rappresentato in Figura 4 come una retta lineare che interpola i dati disponibili dal 2009 al 2018 e procede oltre, “prevedendo” quale sarà, negli anni a venire, la durata media della vita sia degli uomini che delle donne residenti ad Angri.
    Da tale ipotesi si potrebbe dire che nel 2025
    la vita media degli uomini sarà di 76,1 anni,
    mentre per le donne sarà di 83 anni, per effetto verosimile, tra i vari fattori, di una migliorata efficacia delle cure assistenziali.
    Numeri in “ripresa” che, in ogni caso, sarebbero al di sotto delle attuali medie regionale e nazionale.
    Un’analisi che potrebbe essere arricchita, ma che impone già ora una riflessione (Roberto Falcone).
    “”I numeri statistici, apparentemente sono freddi, ma se letti con attenzione incominciano a parlare e darci spunti di seria riflessione sulla qualità della vita degli Angresi. I numeri della statistica Istat infatti ci dicono che la speranza di vita (ovvero la qualità della vita) in Campania è la più bassa tra tutte le regioni italiane. E quella degli Angresi è addirittura peggiore di quella della Campania. Se le cose stanno così c’è da chiedersi quali sono le cause di ciò. Bassi redditi? E quindi minori disponibilità finanziarie per prevenzione e cura della propria salute? Ambiente fortemente degradato dall’inquinamento e causa di diverse patologie, in primis quelle cancerogene? E il nostro comprensorio di problemi, a partire dal Sarno (il fiume più inquinato d’Europa), ne ha parecchi. E molto sulle cause ambientali potrebbe essere chiarito dal registro dei tumori, da tempo previsto ma a tutt’oggi non realizzato per l’Agro. C’è, pertanto, non poco da indagare sulle cause reali della molto bassa speranza di vita degli Angresi e quanti si candideranno prossimamente ad amministrare gli stessi dovrebbero occuparsi seriamente anche di questa problematica.”” (Antonio Lombardi)

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