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    Diario del direttore artistico-33

    Trentatreesimo appuntamento con la rubrica che vuole raccontare, in maniera assolutamente non seriosa, gli eventi della rassegna, i personaggi che ne fanno parte, come artisti e organizzatori, i fatti particolari, visti dal direttore artistico della TERZA edizione della Rassegna “Angri a teatro”.

     

    05/06/2014

    E così, spettacolo dopo spettacolo siamo arrivati alla fine della rassegna. Sabato e domenica prossimi, con ‘A paura ce fotte, portata in scena dalla Compagnia Anziteatro, si chiude questa terza edizione. Per un bilancio, rinvio ad una prossima puntata di questo diario. Ora voglio soffermarmi su questo nuovo spettacolo della “mia” compagnia, diretta dal mio amico Antonio D’Andretta.

    Scrivendo del precedente spettacolo della compagnia, quel Ferdinando che tanto successo ha avuto presso il pubblico angrese, avevo preso l’impegno di parlare in maniera più approfondita di un aspetto in particolare delle messinscena di Anziteatro. Cioè, le scenografie.

    La scenografa del gruppo è Teresa Francese (talvolta coadiuvata da Stefania Esposito). Teresa è una delle collaboratrici della prima ora: sue sono le scenografie di tutti gli spettacoli di Anziteatro, anche quando non si chiamava ancora Anziteatro. Teresa ha un approccio molto simile a quello di Antonio per la regia.

    Infatti, anche Teresa è un’artigiana. Le sue scenografie (che sono sempre realizzate in economia) riescono a cogliere esattamente lo spirito di un testo e a restituirlo visivamente al pubblico. Per esempio, particolarmente interessante è la soluzione che aveva studiato per Lo sposalizio: fondali dipinti, che davano l’idea delle varie ambientazioni, quasi come fossero le scene di una rappresentazione di burattini. O anche, l’idea di fondo della messinscena de Centocinquanta la gallina canta che doveva in qualche modo suggerire allo spettatore un clima in bianco e nero.

    Credo che gran parte della bellezza degli spettacoli di Anziteatro sia determinata dalle scenografie, e gran parte della bellezza delle scenografie sia determinata da quello che poco fa definivo un approccio artigianale: si studia il testo, cercando di coglierne le dinamiche interne, e si passa all’ideazione di una scena, che sia significativa di quello che il testo vuole dire.

    Tornando allo spettacolo conclusivo della rassegna, dico subito che si tratta di una commedia in tre atti che nasce dalla collaborazione con la Filodrammatica “Amici del Teatro” di Bellano, in provincia di Lecco, diretta dall’angrese Roberto Santalucia, ex dirigente scolastico e oggi sindaco di quel comune, ma anche coautore (con Piergiuseppe Vitali) del testo originale. Infatti, questa Paura è in realtà una traduzione in napoletano dall’originale in dialetto lombardo, intitolato Se la pagura la ta ciapaa o te la venget o te se fregaa.

    In realtà, la collaborazione con la compagnia di Bellano data da almeno un lustro. Molti ricorderanno la commedia ‘A penzione d’‘o viecchio (che oltre a vincere vari premi, è stata premiata da un grandissimo successo di pubblico ad ogni replica): anch’essa era una traduzione in napoletano di una commedia scritta dalla coppia Santalucia-Vitali per la filodrammatica “Amici del Teatro”.

    E come fu per quella prima collaborazione, anche per la Paura lo scopo è quello di coniugare divertimento e riflessione. Lo spettacolo, infatti, mette comicamente a fuoco il tema della paura che assale due tranquilli coniugi (Giovanni e Concetta) dopo la visita dei ladri in casa, con il conseguente sconvolgimento del loro ménage familiare. La paura genera, soprattutto in Giovanni, sfiducia e sospetti che gli fanno vedere nell’altro un potenziale nemico. Il suo problema è il crescente bisogno di sicurezza, la soluzione è nella sua ricerca spasmodica di risposte adeguate. Si crea un clima sempre più carico di enigmi e sospetti (clima che, mutatis mutandis, potrebbe assomigliare a quello de Le voci di dentro di Eduardo), che coinvolgerà non solo la famiglia, ma anche amici, vicini, un’invadente troupe televisiva, una schizzata assicuratrice, un agitato elettricista e un enigmatico “sergente”: un piccolo universo esplorato con tanta ironia, talvolta amara.

    Penso che questa Paura sia lo spettacolo ideale per chiudere una rassegna che ha riservato grandi soddisfazioni a noi organizzatori, e grandi sorprese al pubblico, che continua a seguirci con affetto e simpatia.

    Vincenzo Ruggiero Perrino

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