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    Sant’Alfonso Maria de Liguori e gli Angresi

    Nel corposo volume del Summarium super virtutibus per la beatificazione e canonizzazione di Sant’Alfonso Maria de Liguori, stampato a Roma nel 1806 a cura della Sacra Rituum Congregatione, sono riportati tutti gli elementi emersi e le prove raccolte durante il processo che ha portato alla gloria degli altari il famoso Santo di Pagani. Fra le varie testimonianze almeno tre riguardano fatti avvenuti ad Angri o che hanno visto partecipi degli angresi.
    La prima è la notizia, avuta da terze persone, che l’avevano ascoltata dall’allora abate della Collegiata Mons. Tommaso Tortora (13° nella cronologia) che facendo la Missione nella Terra d’Angri, ed essendosi con esso portato per affari d’importanza nella Casa de Ciorani, disbrigò l’affare mentre esso pranzava, e digiuno ne partì mangiandosi per strada due mele, ed un poco di pane, e che la sera non lasciò di fare l’atto grande della predica.
    La seconda è una testimonianza diretta rilasciata dal Redentorista P. Deodato Criscuoli: … circa due anni prima di morire il nostro Ven. Servo di Dio, venne qui a ritrovarlo il fu D. Giovanni Adinolfi Abate dell’Insigne Collegiata di S.Gio.Battista d’Angri … io l’introdussi nella sua stanza, e feci sentire a Monsignore, che era venuto a ritrovarlo il detto Abbate d’Angri; in ciò sentire il Servo di Dio con voce alta, e preso da un santo estro proruppe in queste parole: Abbate d’Angri? Povero Abbate d’Angri, povero Abbate d’Angri! Quanti ne ha passati, e quanti ne ha da passare; a tali voci restò sorpreso il detto Abate, e stupito rivolto a me con molta meraviglia disse: E a chisto chi ce l’ha ditto, che io n’aggio passate tante? A tali parole io risposi: sì Abbate mio nessuno ce lo ha detto; ripigliò l’Abate, e disse, povero me apparecchiamoci a quello, che ha da venire appresso. E in effetti, l’abate Adinolfi (15° nella cronologia, succeduto al fratello Pasquale, resse la Collegiata dall’ottobre 1783 all’agosto 1787) ebbe diversi travagli sia di salute sia familiari prima di passare a miglior vita.
    La terza e ultima testimonianza è indiretta come la prima e fu rilasciata dal Consultore Generale dei Redentoristi P. Lorenzo Nigro: Sò essendomi stato raccontato da una gentildonna della Terra d’Angri … che missionando il Servo di Dio nella suddetta Terra, compassionando essa un suo compaesano … ridotto alla mendicità per un male incurabile che aveva nelle gambe, portata dalla fede che aveva verso il Servo di Dio e per la compassione verso il detto suo concittadino li riuscì di nascosto aver nella mani un pajo delle di Lui calzette, quali consegnò a quel povero con animarlo a mettersele, e confidare, che Dio l’avrebbe guarito ad intercessione del suo Servo, come in fatti postosi queste calzette immediatamente ottenne la guarigione del suo male … ho inteso ancora altri mirabili effetti da Persone degne di fede operati coll’applicazione di una camicia usata dal Servo di Dio, in materia di guarigione d’infermità, ed in particolare su le Partorienti.
    Non deve meravigliare, quindi se anche il nostro Santo porti lo stesso nome e sappiamo tutti come il Santo di Pagani predisse quanto accadde alla famiglia Fusco e se ancora oggi Alfonso è uno dei nomi più diffusi fra gli angresi.
    Giancarlo FORINO
    Associazione PanacèA

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