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    PALAEMONETES ANTENNARIUS: ovvero ritorno a un futuro migliore.

    Che buoni i“jammarielli di fiume” fritti. Crudi sono grigio-bruno. Poi in padella si fanno rossi e con un poco di peperoncino piccante e innaffiati da un buon bicchiere di vino rosso sono davvero una delizia.
    Il vostro viaggiatore sanitario non ha resistito alla tentazione di ricordare questa prelibatezza per iniziare il più affascinante viaggio nei temi della salute che si possa fare dalle nostre parti.
    Un viaggio che avevo promesso fin dall’inizio e che ora dobbiamo affrontare, senza paura: Il viaggio lungo le sponde del fiume Sarno. Un viaggio che ci stupirà, sono disposto a scommettere.
    Qualche anno fa imparammo che il mantenimento della salute dipende da quattro principali fattori, che si chiamano “determinanti della salute”.
    Scoprimmo che i nostri comportamenti (stile di vita) per poter star bene il più a lungo possibile sono la cosa più importante e contano per oltre la metà, poi viene l’ambiente in cui si vive, poi il sistema sanitario, e infine la genetica (fortuna o sfortuna delle malattie ereditarie).
    Abbiamo parlato dei nostri comportamenti – gli stili di vita – su cui bisogna ancora lavorare tanto.
    Abbiamo parlato dell’organizzazione dell’ASL, del Distretto, del sistema sanitario nazionale.
    Ma ora tocca guardarci intorno, guardare il mondo in cui viviamo e il viaggio nell’ambiente non può che cominciare dal Sarno. Che non è il fiume più inquinato d’Europa.
    Diciamolo subito e smettiamo di piangerci addosso.
    L’85% dei lavori che porteranno al suo risanamento è completato.
    Nella primavera del 2012 abbiamo potuto rivivere un avvenimento che ormai sembrava resistere solo nelle memorie di alcuni anziani: le acque del fiume Sarno quasi limpide.
    Dopo un quarantennio di degrado, le stesse acque, in alcuni tratti di fiume, parevano tornate quelle dei racconti dei nostri nonni.
    Da alcuni anni la cittadina Scafatese non è più appestata dai miasmi che si sentivano negli anni 90 e all’inizio di questo secolo.
    In ampi tratti a monte di Scafati sono ricomparsi alcuni tipi di piante sommerse (le “macrofite acquatiche”), insieme ad alcuni esemplari di “ciprinidi “(che sono pesci – avete capito bene! – tra cui tinche e carpe), che erano scomparsi da decenni.
    Si sono riviste anche le anguille, purtroppo brevemente, sotto il ponte della piazza a Scafati.
    Io stesso ho potuto vedere qualche giorno fa uno stupendo esemplare di martin-pescatore, uccello che, per chi va su internet, dovrebbe essere presente in Campania solo nel Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
    E qualcuno comincia a ventilare la possibilità che si possano ripopolare alcuni anfratti del fiume con i leggendari gamberetti di fiume (palaemonetes antennarius = vammarielli).
    Allora tutto bene? No. Non ancora. Dicevo che dobbiamo smettere di piangere e darci da fare.
    E cosa resta da fare? Innanzitutto completare le opere del sistema di depurazione. Cosa che non spetta direttamente ai cittadini, certo. Ma a noi spetta stimolare le Istituzioni locali ad agire bene e presto.
    Appare poi sempre più urgente un coordinamento delle forze dell’ordine in campo, le quali, potrebbero vedere in questo modo potenziata l’efficacia e l’efficienza dell’azione di sorveglianza e vigilanza del territorio.
    Infine dobbiamo ricordare che anche quando i depuratori saranno completi al 100% il Sarno non tornerà quello di cento anni fa se non ci mettiamo il nostro. Il nostro di tutti, tutti quelli che abitano la valle del fiume.
    Importante è l’agricoltura. I pesticidi inquinano il fiume: in una prossima puntata parleremo di cosa si può fare grazie alle piante che hanno funzione depurativa sulle acque e di cosa si deve fare per migliori controlli sull’uso dei “fitofarmaci”, le cosiddette “medicine” per le piante: è stato calcolato che il 35% dell’inquinamento del Sarno dipende dalla cattiva gestione dell’agricoltura.
    Vedremo cosa possono fare i consumatori per incentivare l’agricoltura biologica e la lotta integrata.
    Ci saranno tante cose da dire e le associazioni nate per promuovere, nell’intero bacino il risanamento, la tutela e la protezione dei beni culturali che ivi insistono, ci aiuteranno sul tema.
    Chissà se tra qualche anno rimangeremo senza timore…i vammarielli del Sarno: io ci conto.

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