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    L’organo della Collegiata

    Di recente è stata ripetutamente portata all’attenzione dell’opinione pubblica angrese la necessità di restaurare il monumentale organo presente sulla cantoria che sovrasta il portone centrale di accesso alla chiesa di San Giovanni Battista; non posso esimermi, quindi, dal fornire qualche cenno storico riprendendo il mio testo dedicato allo strumento, pubblicato sul finire degli anni Ottanta, all’interno del fascicolo curato da Pasquale Ferraioli dal titolo LA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI BATTISTA: restauro e conservazione.

    Prima dell’attuale strumento la Chiesa disponeva di un modello a sistema meccanico costruito dai fratelli Gennari nel 1856 e costato 5.000 Ducati; commissionato fin dal 24 maggio del 1853, per un importo presunto di 1.000 Ducati, l’organo fu il frutto di una serie di modifiche al progetto iniziale volute dal Capitolo angrese. Per la costruzione gli artigiani richiesero quattro anni di tempo e concessero una garanzia di dieci anni, secondo le leggi del tempo. Il pagamento fu rateizzano in importi di 500 Ducati l’anno. Parallelamente vennero effettuati una serie di lavori per la costruzione e la rifinitura della tribuna, progettata dall’architetto Tommaso Benevento, destinata a ospitare lo strumento. Vennero stipulati vari contratti per lavori “d’arte muratoria, di mastro d’ascia” e per la realizzazione della “cassa dell’organo”, con una spesa complessiva di 1.835 Ducati e 14 grana. I materiali usati furono la pietrarsa della cava di Bosco detta del Mauro, la pietra di Carifi, i legni di quercia e di abete di Calabria, il tiglio per gli ornati, una miscela di pece e cera per la realizzazione dello stemma di S.Giovanni e la creta per gli angeli alati. L’indoratura finale all’intera opera venne affidata all’artigiano napoletano Gaetano Giaquinto, con un contratto datato 8 marzo 1859 controfirmato dal Can. Gaetano De Angelis, per un importo di 1.205 Ducati e 40 grana, nonostante alcune indorature fossero già state eseguite da Raffaele Bonocore. Venne usato “oro fino napolitano … della fabbrica di Napoli Monteverginella” e il debito fu estinto con una rateizzazione di 9 anni in cui si impegnò anche la confraternita di S.Margherita come garante. In sintesi, il possente strumento e la sua cantoria vennero realizzati sul finire degli Cinquanta dell’800 a fronte di una spesa complessiva di 8.040 Ducati e 54 grana, che tradotti nella nuova moneta introdotta al momento dell’unificazione nazionale di pochi mesi dopo, ammontava a oltre 36.180 Lire, ovverosia ad un valore odierno pari a circa 174.300,00 €, calcolato in difetto secondo le tabelle ISTAT aggiornate a dicembre 2015.

    Ma il lavoro dei fratelli Gennari non riscosse appieno le aspettative del Capitolo che nel 1875 commissionò una serie di modifiche a Pietro Saracini di Alvito per l’inserimento di ulteriori registri. Ad ogni buon fine, questo magistrale strumento fece ascoltare le sue possenti note per ben 16 lustri prima di decadere in modo irreversibile nell’equilibrio fonico, risultando inadatto all’esecuzione della musica sacra, soprattutto in funzione dei canoni introdotti durante il primo quarto del Novecento.

    L’attuale organo fu costruito e messo in opera nel 1936 da Giuseppe Rotelli di Cremona per la cifra di 92.000 Lire, per un controvalore odierno che sfiora i 100.000,00 Euro. Venne inaugurato solennemente con tre distinti concerti tenutisi il 15, il 19 e il 22 marzo del 1936 a cura di una Commissione collaudatrice composta dal Comm. Ulisse Matthey, professore di organo dell’allora Regio Conservatorio di Torino, dal prof. Gaetano Grieco e dal prof. Don Gaetano Smaldone.

    L’ultimo intervento, di cui l’archivio della Collegiata riporta notizie, risale al 1947. In quella contingenza fu necessario ripristinare lo strumento dai danni subiti durante le operazioni belliche del settembre 1943, quando la Collegiata fu colpita dai mortai alleati. Furono smontati e revisionati tutti i pezzi, vennero sostituite diverse parti e il lavoro venne affidato ad Antonio Venditti di Cava dei Tirreni. Il successivo collaudo fu effettuato nuovamente dal prof. Grieco. Infine, durante la forzata chiusura della Chiesa dopo il terremoto del 1980 vennero trafugati quasi tutti gli ornati dorati in tiglio della cantoria.

    Ripristinare oggi questo gioiello di arte organaria comporterà certamente un considerevole sforzo finanziario, ma rappresentando un rilevante tassello del patrimonio religioso, artistico e culturale di Angri, ritengo sia una doverosa operazione da mettere in … cantiere.

    Giancarlo FORINO

    Associazione PanacèA

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