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    Lettera aperta del prof. Luigi Montella al neo Sindaco di Angri, Cosimo Ferraioli. Esisterà una modernità per Angri?


    Caro Sindaco,
    mi permetto d’inviarle una lettera aperta, così anche i cittadini potranno esprimere una loro opinione sulle molte questioni che potrebbero aiutare a orientare lo sviluppo futuro della nostra cittadina. In verità, già nel dicembre 2010 (ben cinque anni orsono!) sottoposi molte delle problematiche che oggi sottopongo a lei all’allora neoeletto sindaco Mauri, senza ricevere mai una risposta, se non in alcune sommarie considerazioni private dall’assessore Giuseppe Mascolo.
    Parto da una brevissima considerazione, affermando che l’homo politicus, la vita politica e la costituzione di modelli e ideologie, sviluppatesi all’interno del nostro Paese nel corso degli ultimi decenni, hanno modificato negativamente il processo storico e sociale, generando, nella maggior parte degli italiani, un atteggiamento di disincanto nei confronti del mondo, con il consequenziale svuotamento del concetto di humanitas. È stata rimossa l’idealità che basava il suo convincimento sulla nobiltà e sulla dignità della vita, per sancire il principio di un individualismo estremista fondato sull’egoismo, indirizzando l’uomo quasi esclusivamente in direzione di una bramosìa del possesso. Il passaggio dalla sana affermazione di ogni individualità all’individualismo ha, inoltre, incrementato un ripiegamento inamovibile dell’uomo sull’io, rinchiudendo le nostre vite all’interno di plurime quanto, talvolta, deplorevoli forme di narcisismo.
    L’effetto procurato dal nuovo individualismo è immediatamente visibile nel progressivo logoramento dei rapporti umani, rappresentazione evidente della crisi della nostra società, cui si aggiunge la ormai diffusa abitudine al disimpegno e il successivo depotenziamento dello sviluppo della persona umana.
    Arrivo al dunque: l’aderenza al modello esistente di modernità sta portando all’esclusione di forme aggreganti, all’origine di un altro atteggiamento mentale, più subdolo e pericoloso, che condiziona la forma della nostra vita falsamente associata: l’importante è che non sia io l’escluso dai processi economici e giovativi. Sulla base di questa formula, ogni azione, in uno stravolgimento del pensiero di Machiavelli, diventa giustificabile, se tesa al conseguimento del proprio tornaconto o di quello del proprio gruppo d’appartenenza. Venute meno le speranze riposte nel principio dell’equità sociale e nell’ideale del rispetto della persona umana, l’azzardo diventa la risposta al disagio vissuto, il sopruso si nasconde dietro il diritto dell’affermazione della propria identità, la fatalità la risposta alle occasioni della vita.
    Considerata questa premessa, mosso, come accennavo all’inizio, solo da uno spirito collaborativo, Le chiedo:
    come figura la Sua amministrazione di fronteggiare questo tipo di modernità e le devianze che minacciano la nostra comunità?
    Quali saranno gli orientamenti sulla correzione degli errori del nostro sistema economico, basato esclusivamente sulla fiscalità reddituale, che sta portando inevitabilmente alla crescita della povertà, nonostante il progresso tecnologico (prelevare il fisco dal reddito, lo segnalo ai lettori non a lei che è un esperto in economia, significa creare un meccanismo di scarico di tale prelievo sui prezzi. Se io prelevo fiscalmente una somma al salumiere, questi non fa altro che scaricarla sul prezzo dei suoi prodotti. In definitiva, tutto il prelievo del fisco si scarica sui prezzi. I prezzi non sono importanti per i cittadini allo stesso modo, ma sono molto importanti per i poveri)?
    In alcune città d’Italia: Roma Milano, ma anche Pisa, in particolar modo Parma, i Comuni stanno investendo già da un quinquennio sulle auto elettriche, Molti sindaci, del nord e dell’Italia centrale, nel 2010, s’incontrarono con le maggiori case automobilistiche per concordare piani d’investimento vòlti a favorire la diffusione delle auto elettriche. A Parma, ad esempio, entro il 2015 furono programmati ben trecento punti di ricarica per le auto elettriche. Molti comuni hanno acquistato tali vetture per le amministrazioni pubbliche, come si attrezzerà la Sua giunta, su proposta del suo assessore all’Urbanistica, per sottrarre gli Angresi all’avvelenamento ambientale?
    Come pensa, di concerto con l’assessore all’istruzione, di evitare che i nostri concittadini contribuiscano ad aumentare il dato nazionale del 40% delle persone che non leggono, penalizzando l’accrescimento del senso critico, con la conseguente assenza del binomio riflessione-elaborazione?
    Ci sarà un futuro per la biblioteca comunale, anche con una funzione d’indagine e di promozione culturale (si potrebbero incentivare acquisti o donazioni di biblioteche private dei nostri concittadini, intestando a loro nome un fondo o una sezione della struttura; si potrebbero istruire i cittadini, con contatti periodici nei diversi quartieri, sull’opportunità di prendere libri in prestito; si potrebbero organizzare letture settimanali ad alta voce per bambini, a seguire per giovani e adulti, etc.)?
    Quali strategie si attueranno, in raccordo con le scuole della città, per tentare di annullare i gap formativi che limitano i nostri giovani rispetto alle scuole d’eccellenza?
    Si istituiranno corsi serali di lingua italiana di diverso livello (impegnando maestri/e elementari o laureati/e in Lettere o Lingue ancora in cerca d’occupazione o in pensione), per favorire meglio l’integrazione degli extracomunitari presenti in Angri?
    è stato definito, dai suoi assessori, un osservatorio, con un monitoraggio continuo, sulle professionalità mancanti e richieste sul territorio, in grado di elaborare un centro dati affidabile (cosa diversa dall’inutile sportello ‘informagiovani’), capace di orientare i nostri giovani nella scelta di istituti scolastici, arti, mestieri e studi universitari vòlti al conseguimento di competenze da poter spendere nella nostra area o all’interno della Regione?
    Sarà avviata una politica industriale tesa a prendere contatti, a sviluppare piani d’insediamento di aziende (assicurando norme di sicurezza adeguate, eventuali agevolazioni fiscali in cambio di assunzione di manodopera angrese), affinché investitori privati, anche stranieri, possano guardare alla nostra cittadina come a una piattaforma strategica per i collegamenti da Napoli con i mercati del sud del mondo?
    Sarà avviata, d’intesa con i consorzi e gli agronomi, una programmazione dell’attività agricola, così da sfruttare i pochi terreni ancora in uso nel nostro paese per le specifiche caratteristiche del suolo, in modo da renderli più fecondi, migliorando la qualità dei raccolti, fino a preventivare un lancio sul mercato nazionale e internazionale di un nostro prodotto tipico?
    Quali saranno le azioni avviate dal responsabile di Giunta per riorganizzare e promuovere lo sviluppo di un artigianato locale?
    Sono in cantiere progetti per rivalutare il nostro centro storico, le opere d’arte racchiuse nelle chiese, i nostri monumenti, in modo da inserire Angri – tramite esplicite richieste alle agenzie turistiche, seppur come punto di passaggio – all’interno di un itinerario tra il turismo archeologico e religioso di Pompei e un collegamento per rapidi excursus pre-costiera? Si consideri che una piccola città come Ostuni si è posta all’attenzione del turismo nazionale e internazionale per la decisione degli amministratori di dipingere di bianco tutte le case della città; di qui promuovendo, poi, iniziative culturali in grado di attrarre i turisti. Nei periodi invernali, ad esempio, si svolgono importanti concorsi musicali di interesse internazionale. Si potrebbe ipotizzare – anche per Angri – un accordo con i cittadini per ridare un nuovo e più dignitoso look alla città, rendendola, ad esempio, uniforme nel colore (scelto dopo pubbliche riunioni e pubblici concorsi d’idee, con la collaborazione di Sovrintendenze ed esperti del settore), in cambio di qualche beneficio fiscale, così da favorire uno sviluppo lavorativo e d’immagine ad ampio spettro?
    In Molise, finanziato dalla Regione e coordinato dall’Unione dei Comuni dell’Alto Biferno e dal Comune di Casalciprano, negli anni scorsi è stato realizzato un progetto di arte pubblica per recuperare e valorizzare il volto delle abitazioni dell’antico borgo di Casalciprano.
    Sei artisti italiani – noti a livello nazionale e internazionale – sono stati invitati a realizzare dei veri e propri wall drawings, opere d’arte permanenti dipinte sui prospetti di alcune abitazioni del paese di Casalciprano, precedentemente restaurate dai proprietari, un po’ come avvenne con i nostri murales in Via di Mezzo. Il complesso delle facciate dipinte costituisce un museo all’aperto di public art: ispirato al dialogo ideale tra i linguaggi visivi e l’immaginario del nostro presente, da una parte, e la tradizione rurale e l’eredità della cultura contadina, familiare e religiosa, dall’altra. Attualmente il poco noto paesino molisano sta diventando meta turistica e oggetto di studio degli studenti di alcuni specifici settori universitari.
    Si potrebbe ripensare alla possibilità di attrezzare all’interno del Castello una pinacoteca, con sistemi d’allarme adeguati, così da ospitare mostre di artisti di rilievo anche internazionale? All’interno della stessa sala, si potrebbero raccogliere i reperti archeologici dell’antica Angri, situati nel Museo dell’Agro a Nocera Inferiore (servirebbero tali iniziative a dare un senso alla denominazione di “Angri città d’arte”, rendendo attuabile il progetto turistico di cui sopra)? È mai possibile che la bifora catalana (tale non è più dopo il furto della colonnina centrale) non si restauri?
    E concludo: com’è stato possibile permettere, a proposito del restauro di Palazzo Doria, il taglio di tutte le pietre laviche antiche esterne all’edificio, per consentire il passaggio aderente al muro dei raccoglitori d’acqua? La Sovrintendenza ha approvato quanto di inadeguato è stato attuato nei restauri? I direttori dei lavori hanno applicato quanto stabilito preventivamente (era compreso pure il taglio delle pietre e l’approssimativo incollaggio effettuato)? Ci sono responsabili che possano dar conto alla città? Si potrebbe ripristinare una più semplice piazza Doria, capace di accogliere e ospitare i cittadini, abolendo la cimiteriale lastronatura attuale?
    Quanto tempo bisognerà aspettare ancora per eliminare l’obbrobrioso ‘deposito’ (all’interno del quale sono situati generatori, quadri elettrici, etc.) che deturpa e offende lo sguardo all’interno del fossato dal lato di P.zza San Giovanni? Invece di lasciare che l’incuria lo renda ancora più degradato, perché non lastricare tutto l’interno del fossato con pietra lavica e aiuole fiorite, rendendone fruibile l’accesso, ampliando, in tal modo, la passeggiata e il soggiorno in Piazza Doria?
    Si potrebbe, inoltre, ipotizzare di sfruttare i nuovi spazi acquisiti per manifestazioni culturali estive, evitando di chiudere il tratto antistante l’entrata del castello; alternativamente renderebbe semplicemente gradevole l’affaccio dalla piazza superiore.
    Mi permetto ancora di chiederle: com’è possibile che nel tempietto neoclassico, sito nella Villa comunale, dopo il furto del busto di Cicerone, non si sia pensato, né in passato né a tutt’oggi, di riprodurre una copia a memoria di quanto esisteva, mentre si tollera la presenza di statuette devozionali (con fiori di plastica a devozione) che nulla hanno a che vedere con la struttura settecentesca, rarissima da trovare nelle città limitrofe? Cosa dire, poi, dell’obbrobriosa trasformazione di P.zza Annunziata; dove si è permesso che pochi incauti o pseudo-fedeli, unitamente ad erronee destinazioni di mausolei realizzati dalle amministrazioni precedenti, si siano appropriati del suolo pubblico, ledendo fortemente l’immagine della città sia da un punto di vista architettonico che nella fede dei veri credenti, i quali mal sopportano forme di superstizioni e di devozioni immaginifiche fuori dai giusti contesti (le chiese), con derive in false e ipocrite adulazioni.
    Queste sono solo alcune considerazioni, anche provocatorie, per ripensare a una nuova Angri capace di proiettarsi, seppure con ritardo, nella già presente ‘normalità moderna’, trasformando la nostra città in un luogo dove sia possibile vivere (non solo sopravvivere) e avviare progettualità economiche.
    Luigi Montella, Università del Molise

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