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    La Confraternita della Madonna del Carmine

    A differenza delle altre due confraternite angresi di Santa Margherita e di Santa Caterina per quella della Madonna del Carmine sono noti anno di fondazione e origine.
    Il vescovo Ammirante, nel suo volume Stato della Diocesi e Città di Nocera del 1877, indica il 1600 quale epoca della sua istituzione, ma si riferiva sicuramente alla costruzione del tempio, risalente al 1611, e non alla nascita della confraternita, che recenti studi l’hanno attestata al XVI secolo e più precisamente al 1524.
    Ma per capire come e soprattutto perché venne edificata l’attuale chiesa nel 1611 bisogna tornare indietro nel tempo di qualche decennio nella la storia della stessa confraternita.
    Agli inizi del Cinquecento esisteva ad Angri, nell’ambito dell’odierna parrocchia della Madonna della Pace e più precisamente in via Santa Maria, un monastero intitolato a Santa Maria di Salome dove ancora oggi sopravvive il toponimo. Tale convento apparteneva ai Padri Carmelitani che istituirono la confraternita, in origine a titolo di Compagnia, e a cui gli destinarono un locale per le riunioni che, di norma, si tenevano il mercoledì.
    In seguito, certamente a causa del clima malsano dovuto alle frequenti esondazioni del Sarno causate dai terremoti e dalle eruzioni del Vesuvio, ma soprattutto dalla notevole distanza che intercorreva dal centro abitato al convento, i confratelli decisero di costruire in un luogo più comodo e più vicino alle loro abitazioni una chiesa, con annesso oratorio. Nel contempo, non volendo cambiare guida spirituale, invitarono i Carmelitani ad abbandonare il loro monastero per trasferirsi nella nuova struttura. Difatti, l’opera fu completata con la costruzione di una serie di locali per ospitare i religiosi.
    Difficile accertare ai giorni nostri l’esatta ubicazione del primo convento, abbandonato nel 1611, che verosimilmente doveva trovarsi nelle immediate vicinanze dell’attuale via Tirrenia; mentre, per il secondo, fatto costruire dalla confraternita, alcune congetture lo vogliono immediatamente a ridosso dell’oratorio (guardando la Chiesa l’oratorio è il locale di sinistra il cui tetto, crollato a seguito del terremoto del 1980, è stato rifatto ex novo), mentre altri studiosi lo posizionano al di qua di corso Vittorio Emanuele, tra la casa d’angolo con via Giudici e quella che delimita l’attuale via Nuove Cotoniere.
    Certo è che in entrambi i casi i locali originariamente destinati alle celle conventuali sono stati adibiti ad abitazioni.
    Nel 1655, per volere di Papa Innocenzo X, al secolo Gianbattista Pamphilj, il convento fu soppresso, ma rimase in vita la Confraternita che oggi esiste ancora.
    Tornando alla chiesa, sono noti diversi interventi di modifica, oltre la ristrutturazione avvenuta nel XVIII sec. che gli ha conferito l’attuale conformazione.
    L’allora Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali della Campania in un rilevamento del dicembre 1977 la definì un interessantissimo e organico esempio di rococò la cui architettura è per tradizione attribuita a frate D’ELIA.
    L’attuale pavimento fu messo in opera nel 1925 quando era Rettore il Can. Vaccaro (che divenne poi Abate del Capitolo di San Giovanni Battista).
    Con l’introduzione dell’attuale liturgia furono rimossi l’altare maggiore e i due laterali; i materiali originari furono in parte recuperati e riutilizzati nell’ambito del nuovo riassetto liturgico.
    Al di sotto del piano stradale è presente una cripta destinata originariamente ad accogliere le spoglie mortali dei confratelli e regolarmente utilizzata fino alla promulgazione del noto editto francese del 1806 che istituì i cimiteri vietando le tumulazioni all’interno dei luoghi di culto.

    Giancarlo Forino
    Associazione PanacèA

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