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    Il Napoletano: lingua o dialetto?

    Spesso mi è stata rivolta la domanda se ritengo il Napoletano una lingua o un dialetto; francamente, forse un po’ per campanilismo, la mia risposta è sempre stata orientata per la lingua.
    Tuttavia, la scelta di collocare il Napoletano fra le lingue e non fra i dialetti è supportata anche da prove oggettive; ad esempio l’esistenza di varie grammatiche, fra cui ricordo quella pubblicata dall’autorevole casa editrice Rusconi, il cui autore è il famoso cantante degli anni Sessanta Aurelio Fierro; la dettagliatissima pagina presente in WIKIPEDIA, sempre dedicata alla grammatica; le pubblicazioni di un altro illustre linguista napoletano Renato De Falco, non sempre in accordo con le tesi dell’altro autorevole studioso: il compianto Avvocato Domenico Apicella di Cava dei Tirreni, autore dei 5 volumi sul Frasario napoletano e dei Proverbi e che ho avuto il piacere di conoscere personalmente. Per non parlare della miriade di dizionari pubblicati da case editrici note a livello nazionale, quali la Newton Compton Editori, o dei vocabolari più disparati, come quello “Botanico Napolitano con l’equivalente latino e italiano”, pubblicato per la prima volta nel 1877, quando l’Italia era già stata unificata e l’Italiano da tutti riconosciuto come lingua nazionale.
    Ma un testo particolare, che tratta il Napoletano, merita una specifica attenzione: “L’eccellenza della lingua napoletana con la maggioranza alla toscana”, scritto nel 1662, da un anonimo che si firmava Partenio Tosco, Accademico Lunatico, pubblicato anastaticamente nel 1984 dalla Fausto Fiorentino Editrice. Il testo, con rigore scientifico, dimostra come la lingua napoletana eccella sulla toscana per dolcezza, proprietà, varietà, amorevolezza e concisione, come afferma l’autore. E ovviamente, ne suggerisco vivamente la lettura!
    Infine, desidero evidenziare un aspetto linguistico diciamo così, ufficiale: MAI nel corso dei secoli, nei documenti pubblici e governativi è stato usato il Napoletano, a differenza di quanto fecero, durante il loro dominio, gli Spagnoli. E questo particolare assume una valenza unica perché mostra rispetto reciproco fra il parlato e lo scritto nell’ex Regno di Napoli; cioè fra ciò che era destinato a diventare norma e quanto scambiato solo verbalmente.
    La prova di questa affermazione? Basta documentarsi sul famosissimo falso storico dell’articolo 27 del capitolo XIX della collezione dei Regolamenti della Real Maria, all’oggetto: FACITE AMMUINA, riferito ad un sedicente “Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie” del 1841 perché il titolo autentico di quelle norme è “Ordinanze generali della Reale Marina del Regno delle Due Sicilie”, pubblicate nel 1818 interamente in lingua italiana.

    Giancarlo FORINO
    Associazione PanacèA

    La copertina della Grammatica di Aurelio Fierro

    La copertina del vocabolario botanico

    La copertina del testo di Partenio Tosco

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